Noi donne per prime dobbiamo imparare ad avere rispetto della nostra cavità interna che ospita la vita
UTERO dal latino uto-uteris, usus sum, uti significa adoperare, utilizzare, come anche godere di qualcosa ad esempioi un beneficio o una qualità non consentiti a tutti. L'utero ci rende speciali ma la non cultura odierna ci educa a profanarlo.
Il rispetto, per ottenerlo dagli altri, dobbiamo scoprirlo dentro di noi, scoprendolo lo conquistiamo e così facendo, lo meritiamo. Parimenti diventiamo degne del dono della maternità. Il testo che ho deciso di presentare questo venerdì è un invito a riscoprire il dono della maternità inteso innanzitutto come conquista da parte della donna della consapevolezza della propria integrità. I ritmi frenetici di oggi non aiutano di certo il rapporto intrauterino ed extrauterino tra madre e figlio, semmai lo appesantiscono per poi condurlo molto spesso al deterioramento.
L'ultima luna dell'est il romanzo della scrittrice contemporanea Guida Maura è un vero inno alla vita intonato da colei che riesce a elaborare attraverso il dolore un nuovo processo di rinascita. Dopo la perdita del compagno, la protagonista del romanzo ritrova dentro di sé la gioia di vivere grazie al dono dell'amore vissuto che serba nel proprio grembo.
Il nascituro le darà la forza di preservare ad ogni costo le esistenze di entrambi e di realizzare quell'esperienza di vita nella lontana terra, progettata da lei e dal suo Michael. In territorio andino, lontano dalla civiltà fragorosa occidentale, lei ha l'opportunità di costruire per sé e il proprio figlio un'esistenza impostata sui ritmi lenti e armonici della natura. Al concetto di maternità qui in Europa legato arbitrariamente all'idea di possesso, fa da contrappunto la coralità di una comunità basata su valori atavici, in cui la donna occupa un ruolo centrale nella conservazione di quegli equilibri di gioia e armonia da noi quasi del tutto scomparsi. Un bambino che nasce nella civiltà andina è un figlio della vita donato a tutta la comunità.
Il suo volo inizia già nel ventre della madre accudita con slancio dalle donne. Michael figlio rappresenta quel cordone ombelicale che lega la madre al ricordo della sua terra amplificato dall’amore per il suo uomo che non c'è più. Non è un caso che il figlio erediti oltre al nome tante qualità del padre che risvegliano in lei il desiderio di fare ritorno a casa. Il bambino anela a conoscere la patria d'origine e il crollo del muro di Berlino coincide col viaggio di ritorno di madre e figlio. Lei scopre quindi che la morte del compagno non è stata vana, così come vano non risulta essere il ricordo di lui mai smussato che, come un corso d'acqua mite, pervade l'intero romanzo.
Un messaggio di vita che accarezza la morte e va oltre, infondendo la morbida speranza di poter recuperare ciò che abbiamo smarrito nel tempo, incamminandoci sul sentiero della civiltà. Innanzitutto il concetto di integrità dell’individuo e d’integrazione nella società che proprio la donna, in quanto depositaria del primigenio bagaglio culturale, dovrebbe veicolare e proteggere.