L'amore è nascita. È il carburante della vita, il motore dell'Universo. Nell'amore noi affondiamo, da esso riemergiamo senza averne consapevolezza se non quando tocchiamo le viscere del dolore.

Ognuno ha una sua storia ignara di ciò che accadrà in seguito, quando perso affondera’ nell'abbraccio dell'altro. I pensieri sono amore. Sorriso e labbra tracciano respiri di gioia quando i nostri sguardi incrociano una presenza bella che per caso ci viene incontro lungo la strada. L'amore non è il caso, è un'intelligenza che piega il Destino e nutre l'esistenza. Anche l'ateo o il disperato conoscono l'amore e spesso lo invocano, lo piangono o lo cantano.
Quando l'amore da trasporto si fa carne, entriamo in un tunnel di piante e spine, per poi sbocciare in una nuova entità, a metà strada tra Dio e l'uomo.
“Tu sei in tutte le cose, da sempre, e non riesco a distinguere te da Dio. A te mi prostro, divino amore, perché tu sei il mio incominciamento.”
Si parla di nascita e non di rinascita, perché si è qualcosa di totalmente nuovo, sradicato dal ricordo. Rinasciamo nel ricordo portandoci dietro il carico di esperienze passate, e nasciamo nell'amore che è rottura e principio.
VIDEO: Pooh Nascero Con Te
L'amore ci rende bambini di volta in volta. Ci fa muovere i primi passi nel terreno dell'altro, la base di un santuario che ci accomuna. In ogni vita c'è la previsione di una nascita stabilita dall'amore in grado di farsi destino. La canzone Nascero' con te dei primi e validi Pooh ce lo ricorda in un'epoca, gli anni Settanta, dagli ideali rinfrancanti come alberi che sorvegliano sentimenti di fratellanza e inculcano i semi di inclinazioni e screpolature di un mondo di valori che andava in frantumi. I Pooh hanno cercato in un'Italia divisa tra protagonismo urbano e provincialismo di promuovere con responsabilità la conservazione dell'estinguibile, ponendosi domande su il troppo oltre e il ristrettissimo, di un codice comportamentale che penalizzava i rapporti. L'emancipazione femminile e, contrapposto ad essa, il bisogno di famiglia degli uomini spesso sottovalutato da chi vede nel sesso forte arroganza e ripugnanza verso quei principi spesso sedati da un'avventurosa scolarizzazione.
La musica anni Settanta dei Pooh era ricca non solo di atmosfere e di ambiguità, ma di cura per i dettagli poetici che tramandano verità da loro non narrate prosaicamente, ponendo l'accento su ciò che non dovrebbe mai prendere la via di un silenzio dissolutorio. Donne, storie , paesaggi in una vertigine ordinata dove la musica scorre a fiumi seguendo il letto del Romanticismo nordico e classico. Ciò esprime il bisogno di lasciare un'impronta epica, prima che la vertigine apra voragini nel sociale. E spunta Parsifal, non come scevro inneggiamento alla Natura, ma come bisogno di un'autentica purezza da salvaguardare nei tempi della ripresa economica. Parsifal si riconduce a radici e suggestioni che legano la Lombardia al grande repertorio bretone e celtico, ma nei Pooh, uniti da una forte sensibilità comunitaria e unitaria, non vi è traccia alcuna di esuberanza secessionista nei confronti del Sud.
Anche chi non li apprezza, non può disconoscere il merito dei Pooh di aver rotto col passato lagnoso della musica cantautorale e col presente politicizzato di altri gruppi poi subito dispersisi. I Pooh restano nella storia perché si sono fatti interpreti dei sentimenti di una nazione elevandoli oltre se stessi con uno stile e un'eleganza difficili da indossare in un'Italia di scandalose congetture. Allora, come non amarli? Al di là del gusto personale... fino al loro adattamento alla modernità disincantata che li ha fatti deragliare su altri binari. I Pooh non esistono più, ma non esistevano gia’ dagli anni Novanta a salire. Li ricorderemo per l'innovazione in campo musicale e perché in essi siamo stati vivi più che in altri racconti cantati e musicati.