Ci esprimiamo nel tempo e nello spazio, cancelli della vita. Il sogno è l'immagine rappresentativa di uno stato di veglia, secondo Jung, ma è anche l'abbraccio di altre vite che trascendono i limiti di questa dimensione.
La leggenda quando si macchia di connotati storici perde ogni valenza simbolica, per assumere i tratti della contingenza, ma l'amore, l'amore che travalica ogni confine e sposa il metaforico è l'immagine sublime della santificazione dell'esistenza. Diviene espressione di coppia assoluta, il calice terracqueo a cui tutti ricorriamo animati dalla sete di verità. Il dolore scaturito dalla perdizione assume valenze celestiali e di castità se la passione è sostenuta dall'amore, ma è la caduta nel tempo che da' concretezza all'idea di legame reinterpretata come caduta ed elevazione.
Il Cristo che dimora nell'utero divino, assurge a immagine morale di perfezione unica e non etichettabile, quindi libera. La libertà è abbandono delle logge del tempo e dello spazio, è l'involarsi dalla terra dopo che si è consumata la missione. Ognuno di noi si riconosce in questa rappresentazione di libertà e nel corredo sacro immaginifico la valenza non si misura solo nell'ordine dell'assoluto metaforico, ma e soprattutto nella sua incidenza nella storia dove si connota di rinascita all'insegna di un nuovo ordine. La definizione di Figlio dell'Uomo in tale ottica riassume in chiave cristologica il trascorso umano di Gesù qui tra noi. La sua grandezza scaturisce dall'umiltà. Egli e’ la rappresentazione del Cristo a cui ritorna tramite la morte in Croce. Il messaggio è per noi, chiaro e vivido e si fa interprete di ogni legge naturale. Ciò che è qui ha senso perché risiede nell'altro e Gesù è il discepolo di questa grande verità d'amore. In lui l'uno e il doppio si esprimono come sintesi di quel dualismo classico e presocratico al quale la filosofia pone un limite (vedi a riguardo La sintesi tomistica di Garrigou Lagrange).