È strano come a volte la parola “niente” possa significare tutto.
Nell'omologazione collettiva oggi il niente è associato alla massa e all'indifferenziazione che ci governa, come fossimo ciascuno un clone della folla anonima . Michael Ende nel suo libro Momo inserisce gli uomini grigi, mostrandoli come divoratori del tempo e rappresentandoli come gli antagonisti della fantasia infantile e del patrimonio immaginativo che parte dalle radici contestualizzate per differenziarsi nei singoli rami di un unico albero.
L’omologazione odierna porta alla superficialità e alla mancanza di dialogo. Cos'hai? spesso ci viene chiesto e la risposta è sempre scontata. Niente. In quel niente si nasconde la povertà odierna che nasce dall'incapacità di mettere a punto il proprio stato d'animo e la difficolta' consequenziale di tradurlo a parole. Il niente allora diviene un muro che ci separa da noi stessi e accresce la solitudine nel mondo. Il linguaggio racconta la pienezza delle cose e il nostro niente è negazione dell'essere che riempie ed è sostanza. Un tempo il niente era tutto e raccontava una semplicità che troviamo espressa nei romanzi di Pavese, in cui la ruralità è immagine di un senso profondo che si fa ricordo e aiuta a vivere.
La sacralità del niente nel racconto dei nonni si scontra oggi con una pochezza interiore che è nullità e impedisce a chiunque di prendere colore e posizione. I ventenni di oggi sono denutriti nello spirito, privi di ideali esistono ma non sono. Gli uomini senza qualità, richiamandomi al romanzo inconcluso L'uomo senza qualità di Robert Musil, oggi sono una realtà che non fa più notizia e attualizza gli ignavi di Dante tanto riprovevoli, oggi la stragrande maggioranza della società. (A riguardo vedi L'inferno di Dante di M.T. Balbiano D'Aramengo).
Dante e i grandi sono attuali più che mai nel momento in cui riescono a detonare dall'alto del loro tempo, scuotendo la coscienza di chi, in sintonia col timbro della Verità, ne accoglie l'eco. Siamo pochi, sempre i soliti e proprio coloro che non ne avrebbero bisogno, forse eletti a guida di una stirpe di dormienti, dal destino dell'universo che ci chiede di seguirne il moto nei suoi cerchi senza fine.