Spesso si paragona la Poesia alla rosa fresca e pura, sgorgando essa dall’anima trafitta da un’insondabile profondita’.
La rosa ha le spine e adorna col suo profumo l’asprezza della vita, il suo marcato non senso. La ruvidezza, il deserto del sole, l’ossuto scheletro del mondo lasciato all’arsura ci rinviano alla poetica esistenzialista e osservatrice di Montale, al suo arrancare in cerca di un convincente messaggio pregno di significato in cio’ che appare un insondabile mistero.
Il non riconoscersi quale tassello organico nella mappatura dedalica dell’Universo fa del poeta decadente non un esule che agogna a un porto spesso nostalgico e smarrito tra i flutti di una lontana memoria, come ricordano i versi leopardiani o del preromantico Foscolo, ma un individuo disarmato nella completa incomprensione di cio’che lo assiste e partecipa con lui agli incastri taglienti della vita. Si e’ in perenne esilio se si e’ sprovvisti di quell’arguta corazza che nell’affondare lo sguardo nei tumulti del mondo, ci preserva da attacchi e crolli repentini.
Il Sogno con le sue dinamiche metaforiche che schiudono le frontiere a un nuovo immaginario ancora estraneo che pur rapisce l'uomo anni '20, permette all’uomo di elevarsi dal mondo in cerca di una definizione d’impronta ontologica a cui accordarsi in una insaziabile sete di pace.
Mario Luzi a differenza di tanti altri dal precipuo indirizzo di poeti di guerra, riesce a scalfire la luce scialba della sua esistenza attingendo ai nuovi orientamenti culturali in viaggio con lui nelle dinamiche esistenziali. Questa inclinazione lo porta a superare e a superarsi uscendo dai contorni familiari dei paesaggi toscani. Luzi è poeta dell'uomo e delle sue sfere invisibili che lo fanno essere maestro e al contempo mago ideatore di una visione altra del Reale, entrando in conflitto con tutto cio’ che obbedisce ad assuefazione e accademismo. Il poeta Luzi svicola dai faziosi ambiti precostituiti denudando se stesso e attraverso una ricerca composita di studio e comprensione dell’uomo incrocera’ sui suoi passi Dio.
La sua opera La passione. Via crucis al Colosseo che si annida attorno al dolore inspiegabile umano, risolve in se stessa il nodo dell’incomprensibile traccia dell’Assoluto in chi e’ chiamato a vivere con fede. Gesu’ che va incontro alla morte vive con sconcertante umanita’ le sue ultime ore pregne di prezioso attaccamento al mondo che lo nobilita per effetto del suo sentire, ascendendolo dal piano umano. La poesia e’ essa stessa sacralita’ nel momento in cui apre scenari sull’incontenibile universo che fa della sensibilita’ il fiore all’occhiello di ogni anima, esaltandola nel suo umile attaccamento alle radici del mondo. In ciò, nell’abbandono a un sentimento non di fideistico slancio verso un Ente capriccioso quanto incomprensibile, ma di vissuta umilta’ risiede il concetto di Mistero impenetrabile attraverso la chiave di un'illuminata ricerca e al contrario presente nell'uomo e nel suo acuto quanto morbido sentire gli affanni di un'umanità in cammino.