Vegliate, perché non sapete mai quanto è vicino il regno dei Cieli! Suggerisce Gesù nel Vangelo.
L’esperienza della veglia assume nelle pagine sacre un’impronta nuova, che trova conferme nell'esperienza della vigilanza. Vegliare è vigilare, ossia mantenersi lucidi sul piano della coscienza che consente di ampliare il proprio se’ e contrastare gli aspetti ingannevoli della realta’ fenomenica. La grande incognita che abita il cuore dell'uomo dalla nascita è la morte che impregna la vita nel suo svolgersi dinamico. Questo si realizza nel succedersi di albe e tramonti anche in senso metaforico. Attraverso la veglia l'uomo filtra ciò che è transitorio e lo separa dal permanente che ha le radici in Dio stesso.
Vigilare si accompagna a vegliare subentrandovi nel momento in cui la coscienza ha completato la sua operazione di discernimento. Si vigila su ciò che rappresenta la sostanza allo scopo di custodirla nel cuore e di consacrarle la propria vita.
Vigilare è l’azione sacra a monte della storia cristica dell’umanita’. La Vigilia e’ quella condizione di raccoglimento che si vive sotto firma di attesa di un evento che stravolgera’ la vita dell’uomo configurata nelle Scritture dal Gesu’ storico. La veglia e la vigilia tappezzano il viaggio del Figlio di Dio in rapporto all'umanita’, caratterizzando la missione che lo portera’ a trionfare sul tempo e nella storia.
La Vigilia non e’ solo l’esperienza interiore che anticipa il Natale, bensi la ritroviamo in relazione al triduo pasquale, nel momento in cui Gesu’ chiede ai suoi di pregare nell’orto del Getsemani, sentendo che e’ prossima la sua ora. Alla veglia succedera’ il Cristo non come compimento di un’esperienza ontologica, bensi’ come realizzazione divina ed escatologica di quell’unita’ primordiale che consacra tutte le cose, incluso l’Uomo, nel Padre. Il simbolo dell’omega che contempliamo nelle fabbriche sacre si compie, rappresentazione del grande vaso che contiene l’alfa e i processi del tempo, lasciando sgusciare un’umanita’ nuova.
La certezza di una continuità che ci riporta alla condizione antetempore deve essere incisa nel cuore di ogni credente che sviluppi una marcata consapevolezza inscrivibile nel suo rapporto con la morte. Vigilare e vegliare significa non lasciarsi travolgere e riuscire invece a cogliere i segnali di un passaggio in chiunque transiti o dimori nella nostra vita. Di contro c’e’ la distrazione che toglie spazio al nostro essere preparati che anziche’ produrre ansia, ci conduce a una dimensione di pace. Essere centrati nel proprio cuore, significa pertanto essere ricettivi e non lasciarsi tradire dai rimpianti per un saluto mancato che potrebbe rivelarsi l’ultimo.