La bellezza è vanità. La cultura popolare spesso e volentieri trasmette questo binomio inscindibile sovrapponendo al punto di fare coincidere le due parti e di trasformarlo in un monomio.
Vanità e ogni termine contenga la radice van ci traspone nella realta’ del nulla, dell’effimero e dell’inutile. Vanità diviene quindi l’opposto e la negazione di Verità, posto che il transeunte suscettibile a trasformazioni sia in contraddizione con la Verità che è stabilità.
Su tale concetto i primi filosofi greci alle origini si sono confrontati cercando di coniugare stabilita’ e divenire. Nella dinamica di tale teoria grande riluevo ha l’intuito capace di trasporre il pensiero oltre il presente, come sottolinea Giorgio Colli nel duo saggio La Sapienza greca - Eraclito Se la realta’ e’ continua trasformazione attraverso la teoria eraclitea del divenire, la verita’ come puo’ sussistere a prescindere? La teoria alla base del tutto scorre panta rei e’ affascinante quanto primitiva, perche’ considera e sostiene il pensiero suscettibile ai mutamenti della Natura. Il Pensiero non è scisso, una realta’ assoluta dalla materia , ma ne e’ parte integrante nel momento in cui ne assorbe e riflette le leggi che le corrispondono. L’uomo osserva, interpreta e a sua volta rilascia il suo contributo, tramite il pensiero creativo, all'elaborazione di una nuova realta’. Con Giordano Bruno si porra’ una nuova definizione di materia che non solo e’ soggetta all’influenza del Pensiero, ma tramite questo subisce variazioni. Il Pensiero crea e determina la materia, riusciremo ad asserire da Einstein in poi, riappropriandoci di quanto gia’intuito anticamente dalle scuole presocratiche e dalle antiche civilta’ mediorientali.
Da qui, se la concentrazione è morte, la vita e’ distrazione. La distrazione, come dice la parola stessa, e’ un percorso che conduce lontano da, ma al suo interno rimane l’immagine dell’incipit, l’idea di quel viaggio partendo da un dato punto. La forma e’ quindi l’impronta della sostanza, la sua matrice conservata attraverso l'evoluzione possibile con l'apertura alla realtà, dall’essere percepita e resa come Amore.
L’Amore e’ il viaggio da A a B che contiene al suo interno la forma di A che approccia B. E’ un riflettersi reciproco che genera altre prospettive e altri mondi.
Dalle innumerevoli letture del mito di Narciso raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi si evince il dato mortale del riflesso nella fonte senza alcuna corrispondenza ne’ conseguente risposta. Narciso muore aggrappato al proprio egocentrismo, incapace di rielaborare dentro di se’ il reale attraverso il mondo che lo circonda. E’ la staticita’ che genera inedia e ignoranza. Solutudine incontrastata da una non necessaria ricerca della vita intesa come flusso continuo rigenerante. La bellezza associata alla vanita’ diviene il fulmine che si abbatte e distrugge, staccato dal tuono che segue il corso suo, la parabola fino alla morte. Così Eco innamorata di Narciso non riesce a elaborare con lui alcun legame e si estinguera’ in solitudine.
La Verita’ è relazione e interazione. Espressione di un connubio in cui nessuno e’ passivo. Ogni singolo essere difatti partecipa col proprio simile alla realizzazione di disegni creativi, realizzando apertura e Amore.