“La potenza dell'Altissimo ti coprira’ con la sua ombra” (Lc 1,35) riporta il Vangelo di Luca a proposito dell'episodio dell'Annunciazione dell'angelo Gabriele a Maria. L'immagine dell'ombra che reca la presenza di Dio non è inusuale in tutta la Bibbia. Anche nel Vecchio Testamento la incontriamo e non solo nel libro dell’Esodo, rappresentata dalla nube. Lo stesso Spirito Santo utilizzera’ questa forma per presentare il Cristo agli uomini.
Nonostante le debite differenze tra vecchio e nuovo testamento, in primis la rivelazione di Dio tramite l’incarnazione del Figlio, gli episodi di nube e ombra tracciano un filo conduttore tra i due libri. L’ombra, come anche la nube, e’ associata al fumo e alla danza sfuggente che esso compie svaporando nell’aria. Il fumo sale verso l’alto dove si dissolve come una goccia nell’immensita’ dell’oceano. E’ l’essenza consumata su questa terra dopo il deterioramento della sostanza materica che libera lo spirito in viaggio verso la casa celeste. Il fumo è l'inno di gloria che si eleva dalle resine preziose fatte bruciare a lode dell’Altissimo. Non esiste luogo sacro che non ospiti un braciere d‘incenso e il fumo e’ la cortina che in penombra separa il mondo tangibile dal mistero divino.
Nel libro dell’Esodo ritorna spesso l’immagine della tenda in piu’ passi e con diverso significato. Esiste la tenda che ospita ciascuna famiglia in viaggio nel deserto e poi c'e’ la tenda del tabernacolo e dell'arca dell'alleanza. L'immagine della tenda associata a quelle dell'ombra e della nuvola rievocano impressioni di trasparenza, di una luce percepita nel suo mistero, e di intimita’. La discrezione, mai chiusura, e’ una componente basilare delle culture desertiche mediorientali e in quella ebraica acquista un accento che non verra’ mai disconosciuto, neanche con la rivelazione di Cristo. L'apertura spaziale dei luoghi desertici richiedono raccoglimento affinche’ l’uomo non si disperda nel confronto con i luoghi. La presenza di Dio incorporea e’ partecipazione mai invadente che rimane avulsa dal mondo. È mistero non intelleggibile che rilascia all’uomo Mose’ le tavole delle leggi dominate da un secco no. Il Dio ebraico e’ un compagno che sceglie di rimanere segreto e che porta l’uomo a uscire da se stesso per travalicare i limiti dell’imperfezione materica. E’ di sprone al sogno e all'immaginazione, gli aspetti piu’ intimi dell’emisfero umano. Cio’ a differenza della cultura greca in cui le divinita’, seppur presentandosi anche in forma onirica, non reclamano nell’uomo alcuno slancio spirituale. Anzi, esse stesse spesso scelgono anche in modo burlesco, di comparire nella storia manifestando la loro parziale potenza.
Zeus nella protomitologia di Dioniso feconda nell’aspetto di fulmine la giovane umana Semele, irrompendo con tutta la sua virilita’ e altresi’ contrapponendosi alla discreta intimita’ dell’ombra dello Spirito Santo che invece si stende su Maria, colmandola di sacra luce.