Noto con dispiacere e amarezza che il film "Le nozze di Laura" girato e ambientato tra i suggestivi borghi di Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico nella fascia ionica cosentina, proprio dai Calabresi non è stato compreso e quindi apprezzato
Dura la mia osservazione a questo punto. Il popolo calabrese è evidentemente talmente assuefatto a storie che pongono in primo piano questioni di attualità, come la dilagante criminalità organizzata, da non accettare il paesaggio culturale di una Calabria diversa.
E mantenendomi su toni morbidi, mi permetto di aggiungere che resto basita nel constatare che proprio le figure istituzionali delle località dove è stato girato il film non sono riuscite a comprendere l'immagine scrostata dai soliti stereotipi di una regione che fa dell'autoctona ricchezza umana il proprio baluardo di forza. A questi si aggiunge ahimè un coro di giovani incapaci di cogliere la dolcezza che fa da contrappunto alle piaghe sociali diffuse in questa regione ma che non la caratterizzano.
Mi viene dunque da pensare che evidentemente le università umanistiche qui non funzionano adeguatamente o forse, rinunciare a una visione distorta e acquisita della realtà costa di più in termini di dispendio di energie dell'esplorazione con altri occhi di luoghi conosciuti e abusati. O peggio ancora, non si riesce ad oltrepassare la corteccia di alcuni episodi, scendere nel profondo e cogliere attraverso particolari dall'aspetto inquietante, lo spirito di una narrazione.
Tralasciando obsoleti discorsi regionalistici, mi permetto di aggiungere che forse, la superficialità con cui si pone un certo filone di critica nell'analisi di un'opera d'arte, in questo caso del film "Le nozze di Laura" andato in onda su Rai 1 in prima serata il 7 dicembre scorso, non si registra soltanto nel profondo sud, ma è peculiare di una società, quella odierna, non abituata a confrontarsi con la sostanza ed incapace di cogliere la bellezza nella semplicità.
Mi rivolgo allora a Lei, Pupi Avati, che ha scelto come location del film i meravigliosi paesaggi che questa terra offre. Non badi alle voci di quanti, offendendo il suo lavoro, rimangono impantanati nell'avido spirito di autocommiserazione che qui stenta ad essere confinato e toglie ahimè respiro a chi s'impegna a rilanciare l'inestimabile patrimonio umano qui presente, perché ha voglia di cambiare.
Torni ancora a girare tra queste terre desolate e a far parlare l'anima di gente abituata a lungo a tacere ma che, attraverso il silenzio della voce, riesce a urlare quanto ancora è stato preservato della genuina bellezza umana.