L'amore è la notte. La certezza oltre ogni imprevedibile transitorietà.

Non ce ne accorgiamo ma la notte è sempre con noi a portata di mano. E' nell'istante in cui rivediamo un nostro affetto dopo tanto tempo e scopriamo i segni che la vita gli ha lasciato. E' quando rileggiamo un testo abbandonato nel cassetto, che avevamo rimosso e che sembra ora non appartenerci più. Allora la vita ci scorre intorno e se ne va col nome di presente. Qualcosa ci lascia e scava nell'anima solchi incolmabili di solitudine. Una domanda che non vorremmo mai pronunciare schiude la porta e origlia dentro di noi, costringendoci a un indomito confronto. Sono cambiate le circostanze, o è cambiato il nostro modo di percepire? La notte è la sfuggenza che ci attraversa e ci percuote aprendoci a nuovi stimoli che non sempre abbiamo la voglia di seguire.
La vecchiaia è il resoconto di un tempo che è andato, la sfioritura di ciò che abbiamo curato e accarezzato. Il dolore è una porta che chiude e apre allo stesso tempo nella certezza che ciò che è mutato, anche dopo inevitabili e decise trasformazioni, ci appartiene ancora. E' in noi e ci richiede l'immersione nella notte più nera in cui si accartocciano le forme e si distendono contenuti che non abbiamo ancora visitato, scompaginato, né tanto meno attraversato. La notte acquisisce allora il senso e lo spessore dell'esserci e dell'essere, nei misteri di una perseverante transizione dall'individuo definito ad altre forme. La traslitterazione che frammenta l'io conosciuto e glorifica i doni del cuore, il centro dell'essere che si espande all'orizzonte oltre ogni fittizio inganno.