Il senso della bellezza da sempre accompagna l'evoluzione dell'uomo divenendo il tratto distintivo di un processo che ha richiesto un fine approfondimento dello spirito.
Con il riconoscimento della bellezza, l'uomo si è innalzato a Dio divenendo con Lui creatore da semplice spettatore. La Bellezza richiede tempo suddiviso in passione e studio, allenamento costante nell'individuazione di quella chiave di accesso nei meandri del Cosmo. Non può esserci bellezza laddove non si contempli il concetto di Mistero che permette d'accedere a Dio. L'associazione Bellezza-Luce scaturisce dall'energia ammaliatrice che deriva da ciò che è bello e non ha quindi bisogno di spiegazioni. E, ciò è lampante. La sostanzialità della Bellezza deve però tener conto di un altro fattore determinante nel mondo empirico. Tale fattore è l'ombra che, pur non avendo una sua radicata verità rende fruibile il Reale nelle sue molteplici sfumature. Potremmo dire che l'ombra dona spessore a ciò che grazie alla luce è intelleggibile e nello stesso tempo aggiunge e non sottrae nella composizione plurisfaccettata del Creato.
La bellezza suprema appartiene a Dio e discende dal concetto di perfezione recepito come luce e pertanto buono, positivo. Il brutto è quanto più lontano dalla luce esista e in ciò si ravvisa la dinamica del pensiero atto a catalogare il bello e il brutto anche in termini etici e spirituali. L'estetica e l'etica a ben guardare sono strettamente connesse e se la bellezza trascende dal concetto puro di luce, la bruttezza ha il suo equivalente opposto nel regno sotterraneo associato agli inferi. L'ombra è il regno del tangibile associato quindi alla condizione umana a cui è affidata la capacità immaginativa di ergersi a deità tramite la contemplazione della luce o, specularmente di sprofondare negli abissi, beneficiando della condizione di ombra sintetizzabile nel libero arbitrio.