Il tema dell'eroe ci riconduce universalmente alla tradizione medievale costellata di episodi romantici.

La parola Romanticismo dal francese romance, li lega all'avventura e a quegli ideali fertili di spiritualità che in chiave pedagogica riscontriamo nelle antiche fiabe e leggende e ancor piu’ nei miti dall’accentuata corrispondenza tra patria e dovere morale, in cui la patria s’identifica con la valle sacra dispensatrice di ogni purezza, e cioè col cuore.
La sacralità del cuore sposa le tradizioni più remote che combaciano allo stesso tempo col concetto di uomo quale specchio dell'anima mundi in cui il termine mondo sta a identificare ciò che è pulito, ordinato quindi, l'Universo tutto. La tradizione dell’eroe per quanto ascrivibile al concetto di patria e territorialità, affonda nelle radici dell’uomo e con la cristianizzazione diviene veicolo di quella signorilità d'animo conferita da Cristo all'uomo attraverso la via salvifica delle Parabole evangeliche. Il cavallo è sinonimo di autorevolezza, di contro all'asino frugale strumento del ceto contadino, ridisegnando così i contorni di una sacralità etica che si trasferisce sul piano della strutturata nobiltà sociale. Ciò che poggia sulla tradizione fluttua sul corso del tempo, vivificando il presente e rinvigorisce una società.
Il Presente, inquadrato in tale ottica, non è una effimera stazione del processo di esistenzialità in cui s’inquadra la vita del singolo e di un'intera comunità votata all'ideologia del cambiamento che tutto stravolge. Conseguentemente a quanto ora espresso, sì può tranquillamente affermare che il tema dell’eroe oggigiorno non ha più alcun referente nella tradizione, perché una tradizione oggi non c'è. Il bombardamento mediatico che insiste sulla centralità del presente, tende a sgravare il singolo e l'intera comunità di cui egli è parte da ogni responsabilità, limitando e circoscrivendo l'azione umana. Sul piano emozionale l'assenza di ogni progettualità costringe l'uomo alla paralisi dell'anima e a un’escalation dei fenomeni compulsivi e propulsivi legati alle sue attività cerebrali primitive. Si pensa male e si agisce poco. Di questo passo l'uomo non sarà più un essere pensante che medita e acquisisce coscienza, ma a poco a poco il detrimento dell'anima causerà un’involuzione tale da condurlo a un livello d’immaturità cosicché, colui che si distinguerà nelle azioni specchio di un imperativo morale, sara’ considerato un eroe, e non un uomo in piena regola.