Quando risaliamo all'origine della civiltà umana, siamo tentati di ricalcare le orme delle culture più antiche per scoprire, attraverso l'analisi dei comportamenti umani, quanto a noi di allora è pervenuto
Uno degli espedienti più facili a cui gli studiosi ricorrono a tal scopo, è indubbiamente l'analisi delle etimologie, alla quale vengono sottoposti i termini più comuni.
L’interesse per tale operazione dovrebbe insorgere spontaneamente e con facilità, se non fosse che la forte inglesizzazione del linguaggio mondiale e l’imbarbarimento dei singoli idiomi stanno eclissando l'attenzione generale verso l'origine etimologica delle parole. Alla base c'è uno sradicamento della cultura odierna da quella genitrice che si traduce in un vero e proprio rigetto per il passato, con l’inevitabile riflesso d’impoverire le coscienze e renderci quindi più indifesi e manovrabili.
Anche il significato dell'uso della lingua è cambiato, se pensiamo che oggigiorno la parola è finalizzata al mero scambio di concetti, mentre un tempo, in virtù della caratteristica intrinseca di emissione di suoni, aveva lo scopo di legare l'uomo al suo Creatore. In ciò si espleta la funzione magica della Parola come Verbo che contiene in sé l'azione, quindi il soggetto che la compie, alla base della dinamica della Creazione. Per gli antichi, l'uomo possedeva la capacità trasmessa da Dio di creare la realtà, che si traduceva in autodeterminazione. Una capacità, vero e proprio dono divino, che egli ha smarrito nel momento in cui, intraprendendo le attività commerciali e aprendosi all’esterno, ha perso Dio come centro della propria esistenza.
“Io creo ciò che dico” riassume concettualmente lo spirito religioso del popolo ebraico che attraverso l’aramaico, una delle lingue più antiche (adamitiche) insieme al protosemitico, al paleosumerico, all’indoiranico e al sanscrito, esprime il rapporto uomo-Dio. Se nella religione giudaico cristiana Dio si rivela attraverso la forma del suo unico Figlio fatto della sua stessa sostanza (rivelazione materica), nella cultura ebraica Dio si estrinseca attraverso il Verbo, la Parola che, a seconda, è presente come ancora di salvezza o tutt'altro, come arma di sconfitta. L'Antica alleanza uomo-Creatore è attraverso la Parola che viene stipulata. I dieci comandamenti ne sono la prova.
Analizzando i testi religiosi più antichi si rimane sorpresi per l'uso di un linguaggio incisivo, molto spesso d’incitazione alla guerra e alla violenza. Con il Neolitico si affaccia nell'uomo l'esigenza di stanzialita’. Il territorio diviene quindi fonte di risorse e di crescita anche sul piano culturale. Ciò lo si riscontra in particolare nel Vecchio Testamento. Dio promette, assicura al Suo popolo stabilità e ricchezza per generazioni, purché egli sia al Suo fianco. La durezza del linguaggio non viene smussata dall'ispirazione sacra del testo, ispirazione che anzi accresce l'impeto dei toni. Ma la grandezza del popolo israelita, paradossalmente, è proprio da qui che trae la sua forza. I toni duri d’incitazione alla violenza e di sottomissione non hanno prodotto per tale popolo un arresto della civiltà, cosa ahimè verificatasi presso gli altri popoli confinanti, in primis nel mondo arabo dove il conseguente inasprimento della “legge” ha determinato veri e propri tabù, non ultimo l’integralismo.