Il cuore è una costante nella Natura, e lo ritroviamo come formazione di quelle parti e in rapporto a quegli esseri che sembrano slegati dalla materia pur appartenendole, come uccelli, ali e mani. Nel cuore, come ricorda la raffigurazione in sé delle due ali che s'incontrano, c'è l'impronta di una coppia.
C'è sospensione nell'essere un cuore, flessibilità e silenzio. La ricerca della propria identità nel corrispettivo dell'altro con cui avviare una famiglia e l'estensione della specie. Le manifestazioni conducono al cuore che è forma ed estensione tangibile di ciò che è umano e altro pure, oltre che animale. I cigni con le gole definiscono un cuore, fluttuando leggeri, quasi immobili sull'acqua muta dello stagno che attraverso di loro diviene uno specchio che mostra vita tramite i cerchi concentrici che le onde compongono e riconducono al centro, al cuore quindi, che è il punto di partenza e il centro che diviene luce formante.
Lo stesso dicasi delle gole dei fenicotteri e dei volti di alcuni uccelli. L'aria disegna nell'intangibile la verità, stupendoci della sua flessibilità che riporta alla luce dei sentimenti.
I colli degli uccelli sono evocazione che si trasmette e riproduce con simboli e disegni. Il cuore celtico è un simbolo ricorrente nei legami d'amore irlandesi che ritroviamo impressi anche su monili e posate. L'abitudine si fa tradizione se contiene l'ineffabile proprio della dimensione del sentire, dove ritroviamo appunto i sentimenti. Il verbo "to feel: sentire attraverso la corda dei sentimenti" riconduce a "to sleep" e alla sua dimensione sognante a cui si richiama il termine "shep: pecora" che a sua volta si collega al termine "shape: forma". La forma per i popoli nordici è un mezzo attraverso cui passano contenuti. È fluttuante come lo è la dimensione del sonno e lo stato ovattoso che lo caratterizza. Il legame tra il verbo "sognare: to sleep" e il vocabolo "shep: pecora" è evidente ed è traslato anche nella nostra cultura atteaverso il detto: "Se non dormi conta le pecore".
La luce come stato di contemplazione in cui la mente si assenta è nel colore bianco che ritroviamo nelle tenebre dei principi in cui si fa luce e la luce diviene musica. La pecora e il cigno sono i simboli delle dinamiche del sentire nella dimensione culturale tradizionale celtica di Irlanda e Galles dove la credenza degli animali parlanti è tuttora molto forte. La luce legata alle tenebre è anche delle culture desertiche mediorientali, in particolare di quella ebraica in cui però l'animale è sempre in funzione di una conseguenza, come l'espiazione delle colpe e redenzione, quest'ultima in particolare nella tradizione giudaico cristiana, e di ringraziamento in quella ebraica. È presente anche come metafora dell'animo umano. L'animalismo nordico è espressione del paganesimo che ha radici artiche e siberiane da cui deriva anche il comparto culturale scandinavo. Nonché la tradizione più autentica dello Sciamanismo.