L'amore ha più forme in questa vita. È fatto da un'unione che va oltre il concepito e l'ammissibile. Spesso siamo portati a pensare che la morte sia il limite dell'amore, quando invece è il dispiegamento del sentimento in tutte le sue incontenibili manifestazioni.
La morte è oltre. E in quanto tale non guarda ai difetti che l'esistenza ci porta ad accettare con difficoltà in noi stessi e nell'altro. La morte si fa perfezione in quanto riassorbe tutto in sé, consentendoci di assaporare la vita nella sua pienezza incommensurabile. Tramite la morte, la persona che abbiamo perso la ritroviamo dentro di noi più di quanto non lo fosse prima. Dimora nel nostro cuore e ci segue nello spazio e nel tempo, spingendoci a ritrovarla oltre questa vita. Con la morte rientriamo nella nostra natura che è Spirito e quanto ci porta allo scontro e ai dissapori in questa dimensione empirica viene ad essere da noi superato nel momento in cui la nostra persona non c'è più.
Se la vita attraverso la vitalità è contagiosa, la morte è ritorno a quello stato di concentrazione iniziale in cui si è tutti con ogni cosa parte di Dio. Il superfluo che caratterizza questa vita ed è di esempio nella crescita, con la morte si annulla riassorbito nel contenuto dello Spirito. La morte addolcisce e ci fa capire il tocco dell'immortalità. Serve più ai vivi che ai morti. Serve a farci comprendere attraverso il dolore quegli aspetti metaempirici che solo con un trauma così profondo maturano dentro di noi per portare frutto.
Esistono varie tipologie di dolore, ciascuna con le proprie sfumature. Il dolore della morte è paradossalmente il più sano perché ci riassorbe nell'integrità e ci educa a riscoprire quel senso di appartenenza dalla vita spesso ostacolato. È ritrovarsi e ricongiungersi alla luce maestra oltre il molteplice. È avere l'altro presente in noi e a tutto quello che svolgiamo, come mai avrebbe potuto esserlo in quanto prima scissi entrambi dalla dimensione spaziotemporale in cui è calata la realtà per come noi la conosciamo. Ecco pertanto spiegata la definizione secondo cui sarebbe la morte la vera vita e la vita la vera morte. In un gioco di simmetrie che l'immagine dello specchio nei suoi significati metaforici più elementari rievoca.
Cosa c'è oltre lo specchio? L'infinito come espansione delle nostre possibilità ora contenute nella vita per come noi la conosciamo.