Il papa attuale continua a insistere sulla provenienza umile di Maria e Giuseppe che, a ben guardare, poveri non erano. Non sarebbe meglio dire la verità?
Alla luce anche della nuova scoperta archeologica? Mi riferisco alla casa dove Maria e Giuseppe sarebbero vissuti con Gesù. È stata rintracciata. Un bell'appartamento con diversi ambienti degno dello status sociale di Giuseppe, falegname ma innanzitutto costruttore come riporta l'iscrizione "tekton" sulla porta.
Maria era nipote del Grande Sacerdote, degna figlia della stirpe di Davide e ciò spiega il saluto reverenziale che le rivolge l'Arcangelo Gabriele. Io ritengo che rivelare l'effettivo rango sociale avvalorerebbe la piena e umile disponibilità accordata da Maria, di grande esempio per tutta l'umanità. Del resto, se è vero che gli archetipi dipendono da un flusso di energia tradotto poi in immagini semplici, primitive, capaci di imprimersi anche nella realtà storica conferendole un'impronta sacra, Maria corrisponde alle Vergini che ricorrono nelle tradizioni del bacino indoeuropeo, che hanno dato i natali a divinità come Mitra, Krishna, Adon e Gesù.
Le Teogonie si ripetono e le mitologie anche.
La donna, la prescelta, nella sua rappresentazione terrena non è mai una qualunque e questo denota l'impostazione teocratica delle civiltà più antiche che, nonostante le evolutive aperture nel campo del Sacro, hanno mantenuto saldo il loro carattere.
Rimanendo nel discorso, la madre di Dioniso, secondo il mito primitivo è colei che tramite il fulmine Zeus muore nella sua identità terrena per concepire il Figlio dello Splendente che è Zeus. È quanto succede alla Vergine Maria, anche lei prescelta e pronta a divenire la Santa delle Sante. La disponibilità concessa a Dio di portare in grembo il Figlio dell'Altissimo, va ad accordarsi con quanto stabilito da Dio prima dei Tempi e indirizza il futuro. Diventare Madre di Dio la pone dinanzi a un radicale cambiamento che lei accetta consenziente e che per sua volontà la fa ascendere a divinità. Infatti, sappiamo che Maria non conosce morte e resurrezione e che, ormai vecchia, assurge direttamente al Cielo. Alla luce di quanto detto, va recuperato il significato del verbo "divenire/diventare" che contiene all'interno la radice sanscrita "dy" riferita a Dio in quanto Luce. "Divenire/diventare" è propriamente trasformarsi tendendo verso la luce ed è quanto i riti iniziatici e i sacri culti mediterranei e mediorientali portano avanti concependo il cammino dell'uomo in prospettiva di un denudamento di tutto ciò che è materico e d'intralcio alla sua realizzazione sacra più che santa. Deva, il divino per le popolazioni indù, ha la stessa radice del verbo "divenire/diventare" e secondo la cultura sacro mitologica presente nel territorio di pertinenza, l'uomo che intraprende il cammino dello yoga, si spoglia dei suoi dati materici e fenomenici, al punto di riconoscerci in Dio che è in lui.