L'uomo è piccolo ma possiede l'infinito senza saperlo. L'ignoranza del senso di appartenenza è la peggiore e sradica l'uomo da ogni identità.
È accompagnata dalla figura della canna al vento che nel linguaggio simbolico e sacro fa da contraltare alla casa sulla roccia. Apparteniamo e possediamo ciò che avvertiamo dentro di noi e questo senso di radicamento ci spinge ad andare oltre e a confrontarci con i cieli che sovrastano i moralismi e le convinzioni umane.
L'amore è tutto, ci fa dire la dimensione animica in cui ci perdiamo in questa vita. Ma l'amore non è che una forma di ricezione dell'Assoluto, in chiave umana. Ciò che è al di sopra e traduciamo come Infinito, rappresentiamo dentro di noi con il sentimento dell'amore che però, in quanto fortemente umano e dovuto al meccanismo della Creazione, non rappresenta la vera identità di Dio. Dio è al di sopra e al di sotto di ogni dove e la sua identità è in relazione a leggi segrete che riguardano Lui soltanto. Da qui l'invito di Nietzsche ad andare oltre se stessi e al di là del bene e del male e perché ciò avvenga, occorre passare attraverso la dimensione dell'amore che consente di entrare nei campi sterminati dove impera la vera giustizia. Questa che per noi è un ideale improponibile e irrealizzabile, per Dio è azione. La giustizia va oltre i parametri dell'emotività che blocca l'uomo sulle sue questioni personali, impedendogli di arrivare al culmine della verità che è oltre l'amore. La centralità in Dio è possibile oltre se stessi, l'oltre che è accessibile anche toccando il Sé più profondo, spesso pero' contaminato dagli elementi più sensibili umani.
L'oltre è l'oltre. E il mese di dicembre ce lo ricorda attraverso gli antichi rituali del Solstizio d'Inverno che prevedevano l'uscita dall'ordine cosmico oltre al quale c'è Dio nella sua identità.
Gesù, portatore di amore, è la rappresentazione umana di Dio che sa elevare, agendo sulle questioni legate all'anima, anche i più semplici, ricorrendo a metafore e a parabole. Gesù è il tramite, la via, ma già lui ci prepara allo scardinamento di convinzioni e convenzioni che impediscono all'uomo di sconfinare da se stesso e cogliere Dio.
Oltre l'umano, il Simbolo non ha più senso. Il repertorio immaginifico decade e si è in Dio.