In rapporto a Mammona, questa divinità oscura che Gesù identifica nel demonio, viene facile l'associazione per assonanza alla parola “Mamma” che ritroviamo, seppur con lievi oscillazioni fonetiche, presente in tutte le lingue del mondo.
Responsabile di questo universalismo è la lettera "mem" dell'alfabeto ebraico, inclusa in tutti gli alfabeti, seppur nelle sue varianti.
La lettera "m" che ritorna nel riverbero dell’Ohm è un chiaro invito al silenzio quale chiave di accesso al mistero cosmico dell'antetempore in cui già erano a un livello embrionale tutte le cose. La dimensione illusoria della realtà nasce con le coordinate spazio temporali e lo sbriciolamento del silenzio primordiale nella luce. La parola "Mamma" ci riconsegna quindi a ciò che sta prima dell'uscita nell'incipit, al fluido primordiale che corrisponde al liquido amniotico. Il buio è connesso all'assenza di conoscenza che avviene sul piano esperienziale e fenomenico. Conosciamo ciò di cui facciamo esperienza diretta e questo approccio caratterizza il mondo della neonatalità o prima infanzia. Il bambino osserva, tocca e apprende. In età scolare inizia il confronto di quanto già in suo possesso con quanto è stato inglobato dall'universo degli altri.
La prima esperienza di approccio al mondo è rappresentata dalla figura materna che costituisce il microcosmo. Se tutto ha vita partendo dal suo interno, la mamma diviene il tramite del passaggio dalla condizione embrionale ed empatica a quella esterna e "simpatica" in cui il bambino perde la relazione osmotica con la madre che diviene guida e divinità protettiva. Allorquando il bambino sviluppa la consapevolezza di essere un individuo separato dalla madre di cui era il nucleo, la madre perde il suo ruolo di centralità per divenire traslazione del principio di base che lega la figura femminile alla rappresentazione del focolare domestico. La madre diviene divinità del proprio spazio privato condiviso con gli altri facenti parte del nucleo famigliare ed è qui che l'autorevolezza della donna si esprime nella gestione della vita pratica. Lei è la massaia, colei che accumula per la casa e la vita materica di tutti i suoi congiunti. Il termine "massaia" ha la radice comune dei termini "Mason: casa in francese" e "ammassare" che a sua volta deriva da "massa" riconducibile alla materia in termini di quantità. "Materia" e "morte" attraverso la "mem" e la riconduzione di entrambe alla figura della "Mamma", si scoprono l'una parte integrante dell'altra ed è questa su un piano di esperienza intuitiva una grande scoperta che nel fanciullo avviene. A seguito di questa egli prende visione e coscienza di quella che è la vita esterna alla dimensione uterina e che gli apparterrà per un lungo tempo.
La "Mamma" è per vie traslate anche legata alla materia e allo sviluppo fisico dei suoi figli. Pertanto è colei che accumula le masserizie e il luogo riservato alla conservazione delle provviste era proprio il seminterrato, luogo oscuro e misterioso a cui si accedeva anticamente tramite una botola e una scala per nulla sicura. Laggiù, nel buio, il fanciullo vedeva scomparire la mamma e a volte anche il padre, figura maschile che accede attraverso l'esperienza sessuale all'universo ctonio femminile da tutti sperimentato in età embrionale. L'associazione della mamma all'oscurità è forte. Mistero e paura in essa coesistono, in un viluppo inestricabile e contrapposto all'immagine eterna e diairetica di Dio, il cui corrispettivo simmetrico dall'alto verso il basso è il demonio.
"Mammona", "Mamma" e "Mem" sono pertanto parole in stretta connessione tra loro che parlano dello stato intrauterino del feto e del suo viaggio del poi alla ricerca anche attraverso l'ebbrezza e i piaceri della vita di quella condizione di appagamento e altresì, di sospensione estatica che ognuno di noi ha provato prima di sgusciare dall'utero materno.