Di questi tempi più che negli ultimi anni ritorna no a sorprendermi i ricordi di quando ero ragazzina.

Riassapiro, come se fossero qui al momento, gli odori che la mia attuale dimora, l'allora casa delle vacanze estive e invernali, impregnavano le mie giornate. L'odore nuovo di pittura fresca si mescolava a quello natalizio degli agrumi creando un ambiente magico fuori dal tempo che conosceva solo lo scandire dell'anima e della tua presenza, gioia e mistero. La mia casa allora non era ammobiliata come lo è oggi. Negli interni c'era solo l'essenziale. Il corridoio spoglio ancora immacolato non aveva quadri e appariva lunghissimo e popolato di ombre che appartenevano alla tua sfuggenza e tu tra esse giocavi con i miei sentimenti a nascondino. Ricordo tutto adesso, perché più passano gli anni e più si vivacizzano i ricordi . Soprattutto in quest'epoca di grande confusione in cui le coordinate di spazio e tempo tendono a sconfinare in un vuoto senza nome, i ricordi ci legano alla nostra essenza fortemente minata da uno stile di vita sempre più solitario e al contempo incentrato sul virtuale. Non mi rassegno a perdere me stessa e forse anche per questo vado legandomi sempre più ai gatti.
I gatti rappresentano la nostra intimità più atavica e quindi indomita. Discrezione e coscienza degli esterni si bilanciano con l'amore per lo spazio domestico dove essi ritrovano se stessi e la propria serenità. Dovremmo osservare di più i gatti e imparare da loro in questo tempo più che mai, per conservarci e lasciare ovunque impronte come nuvole al nostro passaggio silenzioso che risponde all'anima. C'è fin troppo frastuono in questo silenzio artificiale che è caduto sulle vite di tutti. Un frastuono distrattivo che ci allontana da chi siamo e che un giorno mai più saremo per colpa di chi ci schiavizza lasciandoci come unico sfogo la tecnologia perpetrata nei rapporti.
I gatti sono soli ma ogni gatto racconta la propria specie. Ogni gatto è una comunità estesa perché forte è la traccia di un'identità che al di là di indole e carattere loro conservano bene. Il gatto ha il silenzio delle nuvole e il calore di ciò che ancora identifichiamo come casa nel nostro immaginario archetipico e fiabesco. Cos'altro potrebbe essere la notte se non un gatto che passeggia ovattosamente sul tetto, sotto un ritaglio di cielo con la lunetta e tre splendide stelle? In una corrispondenza intima di comprensione e di volti sognanti?
Cos'è per me la poesia? Un gatto sul davanzale mentre fuori la neve cade.
Cosa potrebbe essere nelle nostre fantasie l'inverno se non un ambiente rustico, reso caldo e accogliente da un camino scoppiettante, una dondola con una vecchia coperta e su di esse un gatto che sogna?
Ogni vita è una catena di storie dormienti che noi raccontiamo a noi stessi e agli altri sotto forma di fantasie. Ogni vita è il suo viaggio interiore tra tante storie non apertamente vissute ed esperienze accennate, in letargo sotto strati interiori. Ancora possiamo dire che la vita è questo. Fatta di poco e di tutto. Ancora possiamo ma... per quanto ancora?
E allora eccoci arrivare in soccorso il gatto, felino domestico e selvaggio, icona antica del mistero del firmamento e assoluta fede e certezza nel cielo che nella fierezza del leone ci comunica che siamo ancora uomini e dei immortali che guardano verso l'eterna casa, il cielo dall'alto delle sfingi. E che la porta del sole che reca inciso da sempre il segno del leone e il sigillo del Cristo salvatore è lì lì per aprirsi e trasferirci, con la nostra umanità sull'orlo dell'estinzione, nella nostra nuova casa, una stella o un pianeta. Qualunque essa sia, una tegola dell'Universo.