La gratitudine è parte integrante dell'amore, se non il suo gioiello nascosto, che come una perla matura nonostante il dolore. La gratitudine è ciò che si forma nella profondità senza peso che si palesa come leggerezza.
Il dolore è parte integrante della vita ma ciò che conserviamo nei secoli è quella leggerezza liberatoria che consente di traghettarci ovunque e che attraverso le opere d'arte di ogni tempo, respiriamo. I pittori del passato avevano chiaro dentro di sé il senso della memoria senza strascichi epocali. Trasmettevano il succo dell'epoca che si rivela nel richiamo a una dimensione superiore, ferma nel tempo, che noi contempliamo attraverso l'estetica delle opere. Estetica è anche dimorare nelle cose nonostante finiscano, perché questa materia o alta disciplina consente di cogliere l'essenza e l'essere di un'epoca attraverso la bellezza che è proprio l'inviolabile.
Se la bellezza è fuggevole in quanto legata alla dimensione transeunte del tempo, l'Estetica consente di entrare nell'eterno attraverso le forme e il loro manifestarsi propriamente umano e per umano intendo ciò che è strettamente connesso al piano divino.
La bellezza è il sale del ricordo che purifica l'anima ed è quanto visitiamo in ogni esperienza trascorsa, con lo sguardo della maturità. L'Estetica insegna ed educa a guardare tramite l'osservarsi. Lo sguardo della maturità estrae dall'esperienza quel senso bello che nutre e seda l'anima, consentendole di andare oltre.
Anche nell'assenza di Dio possiamo cogliere la Bellezza. Avviene contemplando le opere del Caravaggio. La luce risalta ma è congiunta alla dimensione delle tenebre. È non esaltazione ma sguardo dal di dentro posto sul mondo che appare illeggibile nei contrasti di sentimenti forti che sono proprio scene dall'aspetto teatrale, catturate e immortalate nel grande scenario della vita. Eppure, anch'esso, il mondo, è governato da una dimensione che ci spinge fino all'interno di quel tripudio di stati toccanti che afferrano lo sguardo e quindi sono assoluti. E lì, nella profondità bruciante di rabbia e stati violenti, l'opera trova un senso, proprio scendendo e toccando nel profondo quegli spasmi di dolore e di atrocità selvaggia dove incontra l'essere e il senso di tutto. C'è brutalità addomesticata dalla mano sapiente del pittore nelle opere del Caravaggio, ma altresì e in questo la potenza universale dei suoi lavori, la padronanza di riuscire a scendere e cogliere nella profondità di tutto l'origine a cui l'osservatore conferisce il titolo di Assoluto. Dio non c'è perché è, fa dire il Caravaggio. È nella gola mozzata, è nel Cristo delirante durante la flagellazione, è tra coloro che giocano a carte e di umano hanno vizi e accanimento. È nella bellezza che oltre il truce si mostra attraversando l'uomo e congiungendolo a Dio.