Non c'è nulla di tuo che non si addica a me. Anche ciò che trafigge. Siamo luce ed ombra che s'incastrano. Siamo due principi che si toccano. Nel principio c'è tutto.
La Bellezza ha il fine ultimo di portare l'uomo a guardarsi dentro per cogliere se stesso e ritrovarsi in sé e nel mondo.
Mi trasformo in te ogni volta che ti penso.
I ricordi sono come le foglie cadute. Si accumulano in un punto che loro sanno. La rabbia e il dolore svaniscono e subentra la comprensione. Non c'è nulla di tuo che non si addica a me. Anche ciò che trafigge. Siamo luce ed ombra che s'incastrano.
È questo che determina il dolore, quando si libera delle sue scorie, lasciando spazio a cose nuove. La comprensione allora si fa presenza come un angelo liberatorio che colma l'anima e il tempio della mente con la sua gloriosa forza. E subentra la calma della sera.
La comprensione è traduzione e interpretazione della trama, ma anche esperienza del cuore che si allarga e allaga l'impurità egoistica che porta a soffermarsi sulla propria angoscia.
Le scorie della vulnerabilità sono foglie che cadono in quell'angolo, dove resta il corpo a riflettere sul vuoto presente. L'impossibilità e l'angoscia si fanno comprensione e poi compassione per il proprio stato guardato a distanza, mentre il corpo si piega come un tronco vessato dalle intemperie e si appoggia sul piano sacro della casa: spesso il camino dove danza il fuoco. Il camino diviene allora il confessionale dove le colpe si mescolano alle illusioni espresse e taciute, o anche l'altare della rinascita. Il camino è luogo di scricchiolio liberatorio che lava la coscienza , squarciando i veli a ogni nudità. È così che appaiono le cose, pietrificate nella luce di una rinnovata bellezza che scavalca la fragilità di chi soffre, svuotando e colmando prima di rabbia e sgomento, poi della pace conseguente alla comprensione.
Il camino è il luogo della trasformazione che piega la terra col fuoco, liberandola in aria. Bruciano le intenzioni che non ci appartengono e resta il nudo legno spesso raccolto su se stesso, accartocciato come una chiocciola che, esalato l'ultimo spasmodico dolore, si svolgerà in una nuova vita. Della sofferenza è simbiotico richiamo il ceppo rimasto come in questo dipinto. Lo specchio troppo in alto, la finestra aperta e il tizzone immaginabile ripiegato nel camino, sono fasi della stessa transizione che si compie nella donna contratta nel suo dolore. Il cane è lo spettatore che cerca di penetrare la sensibilità della donna che diviene il fulcro del suo orientamento.
La comprensione guarda oltre e vede se stessa attraverso il ceppo, divenendo compassione come se lei stesse assistendo a una scena che si consuma nella stanza. La finestra è il completamento del fuoco che ha esalato il suo respiro nella sua casa spenta a cui fa da contraltare la finestra da cui escono le emozioni tristi e attraverso cui si affaccia il respiro di vita nuova con il riquadro degli alberi nel cielo pulito che avanza nel mutamento espresso dalle tonalità dipinte.
L'evoluzione esterna è rappresentazione di un'interiorità accennata nella sua forza. È il corpo a imprimersi, a spaventare in quanto voce dei tranelli interiori che tra l'Ottocento e il Novecento come vediamo ad esempio nei romanzi del bifrontismo (Il dottor Jekyll e Mister Hyde per citarne uno tra i più famosi), ogni contrapposizione si consuma non solo nell'individuo stesso, ma all'interno di una stanza o di un ritaglio di essa che porta l'anima a camuffarsi e poi a rivelarsi. Finestre chiuse e finestre aperte parlano di misteri e segreti che coinvolgono nelle insidiose trame lettori e spettatori richiamati dall'esasperazione di un dissidio a cui nessuno è esente e che traccia vie dolorose per le strade e le case dell'Europa del tempo.
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