Dov'è più la poesia? I poeti non hanno sesso perché uno è il seme dell'anima e loro sono lì nel letargo della terra.
Se la poesia è il frutto delle stagioni dell'anima, non compare in nulla oggi dove il caos è esercitato nel tempo interiore ed esteriore e governa il moto dei cieli. La consacrazione della poesia alla donna la si trova nel nudo colmato di fiori. Perché la poesia è il vestito del cuore e della terra. È canto che si fa emozione. Pertanto, nel nuovo Barocco odierno intriso di abbondanza e di cacofonici eccessi, la Poesia dovrebbe essere scarna umiltà che riconduce all'essenza, all'humus primitivo da cui ripartire.
Siamo sordi perché siamo pieni di tutto e dell'inutile sedimentato nel cuore. A questo cuore non riusciamo più a dare voce perché è un inutile montato sull'indifferenza verso parti del Cosmo da noi ignorate.
Il dolore non si crea dal dolore. Questo poi passa. È determinato dall'indifferenza verso ciò che è elementare e veicola l'essenza. Lì si trova annidato il sale del mondo al quale oggi si preferisce l'abbondanza zuccherosa.
Non saremo pronti alla vita se non dopo esserci liberati di tanti strati di eccesso che ingombrano e ci ingombrano riempiendoci di vuoto. Non c'è posto per il respiro in uno spazio occupato di cianfrusaglie inutili. E l'ossatura da cui nasciamo deve diventare necessariamente acqua che sgorga e scorre.
Fluidità. Non abbiamo bisogno che di questo, oltre cui trovare l'ossatura delle forme con cui affrontare la vita. Non abbiamo bisogno che di confrontarci col fluido materno che vive nella donna di ogni tempo, per ricostruire l'alfabeto della vita. Il feto è un fiore che nasce in una conca di terra resa fertile dalla pioggia che spazza via e fa luce. Dobbiamo ripartire dalla terra e dal cielo, dal vapore rigonfio delle nubi che non sedimentano e portano frutto. Ciò che è rigido muore e si spezza, ciò che è fluido conserva ed è il tempo della conservazione, delle masserizie che nutrono lo spirito nella stagione selvaggia, perché nessuno abbia da vivere le restrizioni causate dal troppo avere o dal non avere nulla.
Bisogna ripartire dalla donna come fiore, bella di suo e dono della terra, perché gli squilibri vengano sanati e la sazietà della cultura sia frutto di sostanza e non di un vuoto da riempire.
Leggi la poesia: Respiriamo anime