Avalon è ovunque. Avalon è ovunque perché ovunque c'è magia.
La Magia è incontro tra chi guarda e il velo che avvolge il mondo, la sottile maschera che mostra la verità intrinseca all'oggetto osservato. La nebbia è di per sé epifania perché rivela a chi contiene il seme della verità e nasconde ai profani, a coloro che perseverano nell'ignoranza. La magia ha essa stessa la radice di Muo: nascondere contenuta nella parola imago: immagine da cui deriva. È il tempio che protegge dal Cielo che è esso stesso nascondimento e rivelazione. Nelle strutture ritualistiche la volta è costituita dal cielo. L'interno non ha volta perché dà accesso al volo iniziatico che si compie nelle Grandi Iniziazioni che conducono oltre i cicli naturali. È importante il distacco, il distanziamento spazio temporale per operare nella Magia che coglie il senso delle cose, l'eterno presente oltre l'immagine. La rivelazione è possibile tramite la lontananza che spoglia l'oggetto dei giochi di una luce riflessa, per far emergere la sostanza che è essa stessa Luce dell'integrità.
Quando si parla di riti iniziatici lo sguardo vola a tutto ciò che è e non determina confusione. Essi sono difatti dipanamento rispetto al caos ordinario. L'ordinarietà contiene nell'etimologia un richiamo all'ordine che si ha attraverso la precettualizzazione delle formule ordinate e ordite a livello concettuale. L'iniziazione attraverso i suoi riti porta al sovvertimento totale delle formule accettate nella vita sociale e nei cicli naturali. È il contrario di tutto ammissibile in chi è disposto ad operare il ribaltamento di ogni certezza fideistica che appartiene alla realtà socio empirica. La parola costume in latino mos moris indica le tradizioni che sono l'impoverimento dello status primordiale dell'uomo rappresentato dalla nudità. Su di esse va ad interagire la Magia che si compie durante il percorso iniziatico tappezzato di riti. Svellere le tradizioni per ricondursi alla verità. Mos moris da cui deriva la parola morale difatti attribuita all'esteriorità dei principi umani, ha la stessa origine di mors mortis: morte. Bisogna morire alla vita profana per ricongiungersi a Dio presente come fiamma nel tempio corporale. Questo va a dovere purificato attraverso il silenzio e la riflessione che altro non è che la forma più alta di meditazione che ci consente di sfiorare il non intellegibile, il segreto: la parola ineffabile che è la stella dell'Universo e il centro a partire dal quale siamo.