Siamo soliti pensare che il dolore ci formi.
Questo accade quando decidiamo di assegnargli il giusto valore e quindi la giusta collocazione dentro di noi. Il significato che noi affibbiamo al dolore legato a quella data esperienza dipende dalla nostra disponibilità non circostanziata ma totale. Senso è una parola che esprime ciò a cui non troviamo con le parole il giusto luogo. Pertanto apre a diversi scenari come una chiave magica. Ci assolve e risolve inghippi nei quali cadiamo quotidianamente quando ci assentiamo alla ragione e ci lasciamo condurre dalle emozioni.
Il senso è assenza e significato. Il nulla e il pieno. È il contenuto del pensiero e anche gli ingranaggi indispensabili al funzionamento del cervello in direzione della ragione. In tal senso il senso è sostanza come anche impressione soggettiva slegata dalla realtà. Sensus è risposta e ricerca di quella oggettivazione che sorge nel momento in cui tra due o più nasce una corresponsione di intenti o sul piano della comprensione. Il senso allora è il prodotto e il conseguimento risultante dalla comunicazione che ha raggiunto la sua efficacia nel rendere un concetto. Comunicare allora diviene saper porgere il senso delle cose che si ottiene da una operazione di disvelamento. In questo il senso è riconferma di quanto accade nel mistero del sesso come sensualità che toglie i veli e scopre, senza mai raggiungere l'essenza perché nel sesso essenza non vi è. Solo sensazione. L'essenza è il parto dell'amore che attraverso di essa si rigenera. Rigenerarsi nell'amore da' un senso alla vita e scatena brividi di profondità che cogliamo come dolore. Ogni forma di penetranza rasenta il dolore, così l'inspiegabile che resta vago e irraggiungibile come la sensualità più piena che proviamo ma ci discosta da noi stessi.
Che cos'è allora il dolore se non penetranza e sfuggenza? È il percorso della vita che si fa duro quando perdiamo il luogo dell'equilibrio e allora ci sentiamo sulle sabbie mobili o vento che ci avvinghia e ci strappa via da dove siamo.