La Bellezza è la concretezza che respiriamo nel Creato, il solo capace di anteporsi alle qualità immaginative dell' Uomo.
Il Creato seduce e ispira le anime che gli appartengono e sono radicate in lui.
Il Creato è il piano del divino ed è responsabilità dell'Uomo coniugarsi a lui salendo. È il tempo e lo spazio che ci governano in una transeunte e lenta immobilità. Il confronto col cielo porta ad amare la Natura che le si congiunge. Ragion per cui l'eziologia teogonica esprime la sintesi dualistica nell'incontro nuziale tra cielo e terra. Ma la Natura non è forse essa stessa parte del dominio del cielo? Non esisterebbe natura senza cielo, e questo ci conduce allo Sciamanismo così come alle primitive culture nomadi. Il Cielo governa e dirige la Natura, orientandola nel ciclo delle stagioni. Il Cielo è il Nulla, origine e fine ultimo contemplato nelle lunghe notti di gelo nel deserto. È profondità ed estensione oltre cui si espande la vera luce.
Il sommo poeta Dante rapporta al Cielo in un percorso in salita che parte dalle profondità infime, il Paradiso, luogo della Luce con i suoi abitanti, le schiere angeliche riassumibili nelle sempiterne identità sottili che nella non rigorosa e schematica concettualizzazione a scala propria della cultura giudaico cristiana, giungono in visita alle anime terrestri, proiettate verso l'intelleggibilità del Mistero Divino. La visita di un'entità eterna è già di per sé rivelazione di contenuti altisonanti ben radicati nel profondo inconscio. L'Inferno di Dante lo troviamo identificato sul piano psicanalitico nella realtà materica dalla volta bassa del cielo, di chi non ha la capacità di ergersi e toccare con i remoti sensi dell'intangibile ciò che sovrasta e in quanto tale alberga dentro di lui. Non può esserci possibilità di riscatto e redenzione al di fuori di se stessi in cui è completo il Tutto nella sua rivelazione e nel suo senso di Mistero intraducibile che ci pervade e che è già il Tutto.
La Punizione dantesca espressione di sintesi del pensiero ermeneutico medievale e altresì di quello mazdeico musulmano si risolve nella capacità intrinseca dell'uomo di riscattarsi e redimersi da se stesso.