La mia casa profuma di te e dei lunghi crepuscoli serali che chiamano la luce dall'orizzonte. Il profumo dell'amato nelle sere invernali che accedono al Natale prelude al sogno. Il Natale è questo: richiamare con la luce chi ci appartiene anche se non in questa vita.

La legna arde come passione vorace che deborda dall'immaginazione mentre le dita frugano oltre le tende nelle sere vuote. Il Natale allora diviene richiamo, non più mesto cercare. È un delicato invito che si fa speranza nei caratteri fisici del Bambinello, sintesi di ogni sofferta richiesta di amore.
Come ogni vera festa che reclami la Fede in terra, il Natale non è sordida espressione di libertà, in quanto esprime il bisogno di unità e interezza che chiedono di essere rintracciati nella realtà. Si può essere soli a Natale ma con un sogno che arde nell'anima e accende l'inverno, facendo muro al ghiaccio della disperazione. Ognuno è solo in questa vita, meno lo sono i poeti che accendono nei versi continue speranze anche quando la loro fede è muta. Ecco, il Natale è di chi spera e intravvede una certezza nella cortina di neve che cade e appisola gli occhi, culla il cuore. Dio non sa quando busserà alla nostra porta ma a Natale questa venuta è una speranza che deposita un seme nell'anima, che si farà germoglio di salvezza dalle tristi trame del mondo. Pertanto, a Natale il cielo scende a baciarci e a completare la sfera che qui tutto l'anno cogliamo separata. La notte è l'arca che ci contiene e ci trasporta sui dossi della terra, tra le intemperie contro le quali rinforza il respiro di Dio.
È la festa del capovolgimento il Natale. Della nascita che irrompe nella morte quotidiana svegliandosi dal torpore che svogliati ci fa andare. Gli angeli suonano e cantano, agitano campanelli ridondanti, e tutto si desta facendosi primavera. La neve si Posa e tutto sembra fiorire di rose candide. Perché i fiori sono gli angeli della festa e noi ogni anno nasciamo nella grotta col nostro Signore.