In autunno siamo portati a guardare il cielo per riempirci di lui.

L'autunno è pertanto la stagione delle nuvole alle quali sovente rimane appeso il nostro cuore. Le nuvole esprimono rarefatta semplicità, il disvelamento della verità a cui attingiamo dal nostro stato di raccoglimento. Dopo la stagione della disinvolta apertura e della leggerezza terrena, l'autunno ci porta a considerare noi stessi aprendoci all'immensita' ultraterrena.
La magia delle nuvole reca in sé la richiesta dei poeti di ritrovare attraverso il filo delle parole quella semplicità perduta che alberga in un'infanzia sconosciuta. E allora la nuvola nelle sue cangianti forme trasporta un'idea che diventa subitanea rappresentazione di quella semplicità nascosta all'interno delle cose. La distanza bacia le nuvole e la realtà alla deriva della lontananza si fa Nuvola e diviene un'isola nell'azzurra immagine del tempo.
Occorre avere una sensibilità che è fuori dalla dimensione delle cose e che pure ne capisce il sens, per innamorarsi delle nuvole e ritrovare quell'ineffabile alito di vita che incanta i poeti e che interpretiamo come Dio. La frenesia odierna ci porta ad avvilupparci nelle cose che hanno il loro tempo e poi svaniscono. Ci perdiamo in flutti di parole che vorrebbero centrarci e invece ci portano via lungo il corridoio della vecchiaia. La magia del poeta rende giovane lo scorrimento del tempo. Egli è la voce fuori dal coro che gli fa cercare nel groviglio la minuziosa spiga della verità che nutre il germe del senso di ogni cosa qui, e in ogni tempo.