Gli animali assolvono alla volontà del Creato che chiede loro solo di vivere. Per questo sono esempio di umiltà e hanno Dio nel cuore.

L'uomo invece, vive senza esistere.
L'abbraccio è protezione e oscurità. Contrazione e accentramento. Espressione della circolarità che nutre ogni cosa.
Al principio eravamo nell'abbraccio di Dio, poi la sintesi è divenuta racconto. La sintesi nel gatto è ordine naturale e obbedienza a un principio inarrivabile per l'uomo nella sua semplicità. Perché a una persona triste si domanda: "cos'hai, ti è morto il gatto?" Perché il gatto incarna il mistero e invita al silenzio per guidarci fin dentro le cose e carpirne il senso profondo. In questo mondo che va, fugge via è un richiamo a orientare lo sguardo verso l'interno, a far corrispondere alla distrazione continua l'attrazione. E questo per ritrovare l'intimità e ritrovarci umili.
Certe situazioni non si possono esprimere, vanno sentite dentro.
Il senso della famiglia per gli animali è forte sul piano emozionale e percettivo e non come si è portati a credere, su quello istintuale. L'olfatto è il legame, l'appartenenza alla materia prima. Dopo di che la famiglia è l'obbedienza alla vita. Per noi umani il discorso si fa contorto. Nelle culture rimaste ancorate a vincoli tribali, come quella mafiosa, il legame famigliare crolla dinanzi ai principi prescritti da un protocollo che solo in apparenza vuole salvaguardare il senso della famiglia, ma in realtà antepone il principio del potere e della convenienza affaristica come ragione dominante sul territorio. Ciò non è scritto in alcun precetto naturale ed è frutto di una deformazione consapevole del concetto di famiglia.