L'infinito è assenza di prospettiva, immobilismo e creatività. Ciò che l’uomo sperimenta in vita e’ un continuo ripetere fino al ritorno conclusivo che ha come conseguenza il raggiungimento della saggezza. La saggezza e’ il finito. L’ultima pagina di un libro che specularmente corrisponde alla pagina bianca che precede il testo. La saggezza e’ l’infanzia nella vecchiaia. Ancor piu’, scoprirsi antichi.

Quando raggiungiamo la consapevolezza che la nostra anima e’ antica, inevitabilmente siamo nell’infanzia. La vera infanzia giunge a noi nelle sembianze della novita’ che assaporiamo con gli occhi dello stupore. Cio’ che stupisce e’ gemellato con la nostra anima. Lo stupore quindi e’uno stato di riappropriazione del non ancora sperimentato e che inequivocabilmente ci appartiene.
Il saggio e il bambino nascono nudi. Il saggio è l'umile che si riconduce alla condizione di essenzialita’ dopo aver vissuto stagioni e primavere tramutatesi in inverni. E’ al compimento di un ciclo oltre cui non e’possibile piu’ alcuna ricerca. Lo studio e la riflessione appartengono all’infinito, in cui tutto si crea dalla condizione di possibilita’ esercitata dalla nostra mente. Esercizio e applicazione schiudono al diverso, ampliando lo spettro dell’Infinito in cui ogni cosa interagendo con le altre e’ alimentata e alimenta.
L’Infinito pertanto, non conosce che il Presente, mentre il finito ha la sua giusta collocazione distribuita negli spazi temporali. Nel ciclo la diversità è conseguita e realizzata all'interno della congiunzione spazio tempo in cui ogni componente si identifica attraverso il suo opposto speculare. Riflesso e identità sono accomunabili fino alla rispettiva identificazione attraverso l'esperienza del Pensiero. La riconduzione all'Uno che ci sposta alla tappa ultima del viaggio esistenziale è insita a livello di propensione embrionale in chi viaggia esplorando oltre le categorie effimere dettate dall'esperienza. Il soggetto in causa è portato per la via della ricerca che dalla vastita’ infinita si risolverà nel semplice e finito. La concentrazione nell’infinitamente piccolo da’ il via al finitamente grande che contempliamo attraverso gli occhi della nostra limitezza. Nell’infinitamente piccolo c'è l’incipit dell'universo che si disperde nelle sue poliedriche e molteplici espansioni.
La primavera e’ l'incipit dell’Universo intriso di germogli di vita. La stessa festa specularmente la ravvisiamo nell’autunno, la stegione della saggezza oltre cui ogni ciclo si spegne per dileguarsi nella polvere dell’infinitamente piccolo.