La Bellezza spesso indossa i panni del compiacimento e dell'autocompiacimento.
Con l'evoluzione dell’uomo nella sfera sociale, la Bellezza si è lasciata guidare da bisogni che non sono propriamente creativi ed artistici. L'arte è compagna del Vero, espressione di un'interiorita’ che non teme di mettersi a nudo. La Bellezza che si allontana dall'arte ha bisogno di dimostrazione per esistere. È quanto è accaduto nella moda a mano a mano che il tessuto dei rapporti sociali ha preso il sopravvento sul filo cosmico che rapporta l'uomo a Dio.
Nelle antiche civiltà teocratiche impostate sul ruolo accentrativo del simbolo, i rapporti verticali e quelli orizzontali convergevano verso un punto centrale che stabiliva l'orientamento verso il Cosmo e Dio. Su tali basi l’occhio solare era nella cultura egizia e non solo, il culmine e l’origine del cammino di tutte le cose, nonché la porta di accesso alla dimensione cosmica. Questa convinzione era sottolineata da un trucco che evidenziava non tanto lo sguardo, quanto l’occhio in se’ ritenuto centro di potere e poi, di inviolabile potenza.
Il compiacimento di chi occupa ruoli egemonici si esprime attraverso l’idea di consenso che a sua volta provoca il principio condizionato dell’autocompiacimento. Ossia, piaccio se raccolgo consensi che, a loro volta, producono popolarita’. In passato l'abbigliamento era un canale molto valido per la trasmissione di messaggi precisi e inconfutabili attraverso cui mantenere l’ordine terreno.Poiché la terra era considerata riflesso dello spazio cosmico, il passaggio tra l'ordine della terra a quello cosmico era inevitabile e ciò consolidava il potere teocratico di chi era in vetta alla piramide sociale. La Bellezza nelle antiche civilta’ esprimeva ordine divino e stabilità. Nel tempo si è rivelata disposta a macchiarsi col rapido imbarbarimento dei valori insiti nell’uomo. Ed è così che lo specchio cadendo, si è infranto mandando in frantumi la specularita’ tra ordine orizzontale materico e ordine cosmico trascendentale. La Bellezza è divenuta quindi svuotamento del Se’, realizzandosi nelle imperfezioni e inzozzandosi di volgarita’. Conseguentemente, il fattore di potenza è stato sostituito dall’ostentazione del potere che dimentica la propria ispirazione divina, finendo con l’esprimere l’autorita’ dell’uomo nel regime orizzontale.
Il passaggio successivo e’ stato l’evidente subordinazione della Bellezza e dei suoi nobili criteri di identificazione alle regole del mondo, con la conseguente formulazione del vincolo sono bello se piaccio. Con tale risultato, l'umanità si e’ spogliata dei suoi pregi e delle sue virtù, squalificandosi nei vizi.
La Bellezza da allora non è più libera. Lo sguardo non registra più gli sconfinati spazi di un Dio agente che adopera con disinvoltura l'estro della propria genialita’. Essa esprime la volonta’ di apparire uniformandosi alle regole imposte da una societa’ che arranca tra flutti tumultuosi, senza che trovi un approdo all'infuori di se’ e stabilita’ nel cuore di se stessa.