Le foglie sono i polmoni dell'albero, i suoi abiti, la sua bellezza.
Nella foglia come nei frutti che contengono i semi e' racchiusa l'identita' degli alberi e di tutte le piante. Per le piante che non hanno fiori le foglie in autunno sono fiori che anziche' appassire volano via alla danza del vento e trasportano storie che solo colui che vive in simbiosi ed empatia con la Natura sa leggere o ascoltare. Cio' che si disperde non ci abbandona ma arricchisce ed espande il patrimonio del Creato. Se tutto giacesse li' dov'e' non ci sarebbe vita, ne' sogno o desiderio. Cio' che e' trasportato da lontano ha impresso nel suo cuore il sentimento di nostalgia che il poeta interpreta come abbandono alla propria malinconia struggente. Nella sfuggenza e' racchiuso il viaggio e il senso di tutto e noi siamo aquiloni che inseguendo la nostalgia diamo voce a noi stessi.
Cio' che ci lascia, in realta' non ci abbandona e si fa presenza. Se ogni albero e' un'enciclopedia vivente e le foglie sono pagine che cadono, capiamo il senso che puo' avere la concezione dello studio nei Paesi nordici nei quali si sta sperimentando la scuola nei boschi. A proposito di cio', e' da considerare come la parola foglia in inglese leaf abbia la stessa radice etimologica dei verbi to live, vivere e to leave, partire nonche' della parola Life, vita. Vivere equivale a partire che non implica il concetto di morte equivalente a fine, bensi' il passaggio ad altri stadi in cui l'identita' individuale non si disperde. Le foglie sono pagine di vita che cadono una volta scritte, e continuano il loro senso andando a concimare la vita di altri. Cosi' facendo, si rigenerano.
La parola anglosassone fly implica il volo che contiene ed e' leata ai verbi vivere e partire, nonche' alla parola vita. Siamo anime in volo che si siedono per raccogliere e concimare, rapiti di volta in volta da un senso di bellezza che ci pervade e ci nutre nel nostro raccoglimento. L'autunno e' una finestra che apre a noi stessi. E' spalancata sul cielo percorso di nubi che danzano il loro volo e tra un'ombra e l'altra si stendono fasci di luce che addolciscono le malinconie. La consolazione non e' che un effluvio di dolcezza che ci rialza dal nostro abisso di sconforto. Come dice la parola stessa, e' la presenza del sole che ci culla e ci offre altra vita. Ci trastulla di calda ebbrezza, alleviandocvi dal dolore come fa il vino. L'estate di San Martino che cade l'11 novembre lega il simbolo del mantello donato al povero al fascio di luce che squarcia le nubi. A San Martino ogni mosto diventa vino, a ricordarci che il sole d'autunno ha un'inguaribile forza, quella di nutrirci e portarci al compimento di noi stessi.