Negare l’esistenza del Destino equivale a negare l'esistenza della volontà di Dio. Dio si esprime attraverso il Destino che contrariamente a quanto si creda riguardo al Karma, non ha valore punitivo

Il Destino è attesa e preghiera, ossia costanza nella Fede e continuo rapporto con Dio. La Bibbia ci educa al valore del Destino che si manifesta in positività nel momento in cui obiettivi umani e consenso divino coincidono. Spesso si è dettati dall'entusiasmo del momento, che porta alla volubilità e allora si diventa ciechi riguardo alla Luce dell’Onnipotente che appiana e disperde le tenebre. Il Destino è quindi insegnamento attraverso l’educazione all'ascolto di se stessi e al contempo all'osservazione di quanto accade fuori e intorno a noi. E’ concentrazione di mente e anima, di ragione e cuore, e’ apertura e contrazione. Allora, quando siamo in accordo in tutte le nostre frangenze, il simbolo diviene sorgente di vita e incarna la vita stessa.
Pochi uomini sono riusciti a piegare la volontà di Dio, a fletterla secondo le personali esigenze, perché Dio sa ascoltare ciò che parte dal cuore, fino a riconoscersi in esso. Preghiera e Piegare (preko e plego) hanno difatti la stessa origine etimologica che si esprime attraverso l’inchino o la genuflessione fatti al cospetto di Dio o di un’autorità sacra che lo rappresenta. Il termine piegare è di molto successivo e riconduce all'azione di intrecciare che è espressa dalla preghiera capace di andare oltre il dialogo, la richiesta e il ringraziamento.
Il timore di Dio viene realizzato e così ad essere superato attraverso la preghiera del cuore che c’innalza al livello di Sapienza o ci riconferma in questo sacro ambito. Il timore verso Dio non nega o contraddice la Sua venerazione. Si teme ciò che ha valore, non necessariamente il nemico, ma ciò che racchiude il senso della nostra esistenza e colui a cui portiamo rispetto. Si temono il proprio uomo o donna, acquisiti come parte di noi, la più sacra che c’invita alla riverenza e al rispetto. Dio diviene sposa o sposo di chi lo ama, come hanno sottolineato Santa Teresa d'Avyla e le altre sante mistiche che si sono innalzate a Dio, al di sopra del livello di coesione con lui, comune e umano, divenendo parte integrata del suo Amore.
Chi ama intensamente non può che essere con Dio e in Lui, superando così inconsapevolmente la logica dell’ateismo e i confini di ogni filosofia che ci legano agli ambiti più ristretti della mente. Il mistico mette in pratica l’azione d’intreccio della preghiera, realizzandosi in opera d’amore indissolubile con Dio.