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La finestra sullo Spirito - il Centro Tirreno
Approfondimenti di Arte e Cultura a cura della dott.ssa Ippolita Sicoli (Specializzata in Antropologia, Eziologia, Mitologia e Discipline Esoteriche)
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Mer, Ott
L'esercito nella disciplina giovanile e l'arte della guerra
Esercito di terracotta o Armata di terracotta, insieme di statue collocato nel mausoleo del primo imperatore Qin (Cina)
Salvare è penetrare nel dolore. È anche questo uno dei capitali insegnamenti delle discipline militari. Della formazione che porta a definire il buon soldato.
Oggigiorno in cui il servizio di leva non è più obbligatorio e per molti affatto necessario, alcuni cittadini ne vanno riscoprendo l'importanza e non per assicurare alla nazione un proprio esercito, bensì al fine di strutturare i nostri giovani che a molti appaiono mollicci e con la testa per aria. Il servizio obbligatorio non ci esporrebbe all'inimicizia degli altri Stati, ma aiuterebbe a consolidare il nostro in una prospettiva di sano vivere. Disporre di un proprio esercito non è preliminare all'inasprimento delle alleanze con gli altri stati con cui si è in accordo, ma a motivare un irrobustimento della coscienza nei nostri giovani facilmente in balia delle chimere lanciate come opera d'infatuazione dai governanti di turno.
A questo si aggiunga una questione di principio morale. La guerra non è arte della guerra. La guerra è assenza di ogni soluzione che nobiliti l'uomo. L'Arte della guerra impedisce che si retroceda alla barbarie perché aiuta a vedere nell'altro la parte migliore di sé stessi. È lo specchio delle proprie attitudini fortificate ed educate. Questa visione favorisce la salvaguardia delle unità civili e il riconoscimento dei margini d'azione varcati i quali si entra nell'ambito dei crimini di guerra veri e propri.
Avere e innanzitutto formare e abilitare ad essere. A chi gioverebbe ordunque entro i confini nazionali l'inesistenza di un esercito sovrano? Servirebbe proprio a chi potrebbe adottare il principio della banderuola sventolata ai quattro venti al fine di applicarlo ai nostri giovani al fine di non educarli rivolti verso un proprio consolidamento morale. L'Arte marziale giapponese proprio a questo serve.
A creare le basi in ciascun individuo che riconosca e distingua il bene dal male attraverso l'uso del proprio corpo che comunica ed esprime la rettitudine dei propri principi.
Uccidere è un principio che per quanto orrendo sia rientra nella logica dell'Universo. Il sole muore a Occidente, sconfigge sé stesso per creare le prospettive per ogni domani. Uccidere dunque passando per la limatura delle proprie incongruenze. Necessità vitale non per sopprimere l'altro e applicare l'antisentimento che è l'odio, ma al fine di porsi o procedere sulla retta via della perfettibilità. L'altro siamo noi. L'altro è il nostro Sé e non il nostro ego. È a questo che dovrebbero condurre le discipline d'armi e le arti marziali.
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.