Sant'Antonio Abate. Il Carnevale e la via del deserto
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Sant'Antonio Abate. Il Carnevale e la via del deserto

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Sant'Antonio Abate. Il Carnevale e la via del deserto
Sant'Antonio Abate. Il Carnevale e la via del deserto

 

Gli elementi iconografici che designano Sant'Antonio Abate sono tanti. La Bibbia, il bastone degli eremiti, il fuoco, il maiale e il campanello. Mi soffermo sul bastone o anche, in sostituzione di esso, su un ramo vecchio o su una canna che anticamente servivano come sostegno ai pellegrini e agli eremiti.

Il bastone però ha anche il suo valore simbolico. Indica difatti la retta via da seguire per liberarsi delle prigioni materiali. Bastone deriva dal verbo greco tradotto con "battere" ed è un simbolo associato alla luce perché verticale. Alla sua stessa radice si ricongiunge anche il nome Bacco che in riferimento ai riti orgiastici rappresenta la virilità dell'androgine.

Sul significato del fuoco abbiamo discusso nel precedente articolo. Il maiale e il campanello vanno insieme. Il primo rappresenta l'aspetto godereccio della vita e il materialismo più becero e lega il Santo al periodo del Carnevale, tempo in cui ci si dedica alla smoderatezza e che precede la Quaresima. Il Santo in questione è colui che incarna il significato di Carnevale ossia, l'abbandono della carne intesa come cibo lussurioso e fonte del piacere anche sessuale. Il Santo fa da ponte tra i due periodi di abuso e di astinenza, ossia di liberazione dalla sfrenatezza . Il campanellino col suo suono lo risveglia dal torpore e lo conduce alla preghiera.

Il campanello nel Medioevo era un oggetto che rientrava nel corredo simbolico di monaci e frati distraendoli dalle tentazioni del mondo. Il campanello nei penitenti flagellanti che fustigavano il corpo era accompagnato dal cilicio con cui si riproducevano sulla carne le piaghe della Passione di Cristo.

Il campanello ha la doppia funzione di anticipare col suo suono il momento della preghiera e della meditazione, oppure la visita di un demone. Nel secondo caso è lo scuotimento della Natura e dei suoi agenti non razionalizzabili dall'uomo antico e riconducibili al Caos.

Il campanello introduce il momento solenne della Consacrazione e invita tutti all'attenzione e concentrazione sul momento più solenne della liturgia eucaristica. Nel Getsemani il campanello è presente nella forma del canto del gallo che al distratto e timoroso Pietro non basta a ricordare quanto gli aveva predetto Gesù, ossia che al terzo canto del gallo lui lo avrebbe tradito per ben tre volte. L'uso del campanello nella cerimonia eucaristica apre al cuore della funzione che fa riferimento alla Passione di Cristo a cui segue la somministrazione dell'Eucarestia.

Attraverso la messa domenicale noi viviamo giorno per giorno e passo per passo lo svolgimento della Settimana Santa che culmina con la domenica di Pasqua.

Il tema della Passione nel rito cristiano come in ogni rito sacrificale non va disgiunto da quello comunitario. "Passione" deriva dal greco "Pathos: sofferenza" che attraverso il rito viene condivisa e quindi superata e vinta. Come ho già spiegato in altre occasioni, se la gioia ci porta a uscire da noi stessi, la sofferenza ci porta a entrare in noi stessi facendo venir fuori la sostanza che è nella persona. Ecco pertanto "pathis" assurgere al valore di "sentimento".

La sofferenza forma. In realtà formare significa scolpire. Permettere che la nostra natura vera emerga ed affiori. Questo processo è ben reso dalla metafora con la pietra levigata. Ed è quanto accade nelnpassaggio dal Carnevale alla Quaresima. Se travestirsi significa abbondare e caricare la propria persona di addobbi e finzioni che in realtà rivelano l'identità del soggetto, è nel passaggio successivo dell'astinenza e della rinuncia al superfluo che l'uomo ritrova se stesso.

Rivelare è altro dal ritrovare. Rivelare nel clamore della folla equivale a disperdere. È fondamentale il momento successivo, della privazione quaresimale, affinché nel deserto l'uomo affronti se stesso e si liberi dei suoi aspetti incongruenti. È quanto accade a Gesù nel deserto, luogo specchio dell'anima. Viene sedotto dai suoi aspetti più infimi che scaccia e a cui non cede perché Egli è veramente Santo.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.