Con la ragione l'uomo rinascimentale vuole ottenere il controllo di tutto, o comunque, cambiare approccio alla relazione con le cose. L'"Empirismo" passa attraverso l'analisi delle forme che si assolutizzano rimandando a Dio tramite lo studio dei computi matematici e la scoperta di nuove formule che vanno ad arricchire continuamente il pantheon delle scoperte e delle invenzioni.
Scoprendo l'uomo inventa e la scoperta seppur distinta dall'invenzione, è di preambolo a questa. Il limite del Rinascimento e della cultura umanistica di allora è rappresentato proprio dall'ingerenza dell'uomo e dei suoi schemi mentali anche in ambiti non pertinenti come la Fede e la Natura.
Fede e Natura da sempre vanno per così dire a braccetto. Il legame è sentito e avvertito già dai primordi della civiltà umana. Se è vero che Dio si esprime sul piano del calcolo, è altresì vero che la sua infinitudine trova espletamento nel Creato e nella Natura in genere, rappresentata dalla diverse forme di vita esistenti. E animali e vegetali. Tutto esprime nel linguaggio anche visivo una lode a Dio. Il linguaggio nuovo dell'uomo rinascimentale è fatto di sintesi e di precisione meticolosa che forgia il suo verbo estetico. L'armonia impostata sui calcoli aritmetici e sulle formule di proporzione non può non investire l'Arte che a livello intuitivo deve essere quanto di più somigliante esista alla perfezione divina. Dio è il Cosmos che ha scalzato il Kaos e l'Aristotelismo rinascimentale riprende in forma molto più esegetica e approfondita i rapporti tra razionalismo greco e Cristianesimo. Dio è la luce che scalza l'ombra e i suoi caratteri di irrequietezza, ed è compito dell'uomo in quanto ha accolto il respiro di Dio, contribuire al progetto divino, intervenendo sul piano estetico nel rapporto con la Natura.
La docilità è una delle espressioni più vivide che traspaiono dalle opere rinascimentali. "Addomesticare" significa "condurre a casa" intesa questa come spazio ordinato e sottomesso alle esigenze di chi ci vive. La casa nel Rinascimento è luogo privato che si estende e va oltre i recinti delle pareti. È il domicilio che si espande investendo gli esterni. Abbiamo visto quanto la prospettiva influenzi questo discorso piegando il concetto di spazio alle esigenze del singolo e della comunità.
Se gli interni espandendosi nella logica di ordine e armonia abbracciano gli esterni, le forme di vita diverse da quella umana vengono avvicinate e riportate al discorso di ambiente interno. La prospettiva slancia la la Natura come selvatichezza si fa domita a iniziare dagli animali che vengono introdotti all'interno degli spazi domestici. È quanto emerge dall'arte figurativa e pittorica.
Ciò che è remoto e lontano viene ad essere abbordato e"umanizzato" nell'ottica della cultura rinascimentale che tende a spingere i confini dell'uomo sempre più oltre. Complici senza dubbio la conoscenza approfondita del Cosmo e gli sbarchi dei naviganti oltre gli orizzonti conosciuti. Non c'è nulla che l'uomo non possa perlustrare con la ragione e in questa prospettiva l'arte si sgancia dalla sua primitiva condizione di emulazione della realtà, divenendo creatore di una falsa realtà parallela a quella quotidiana. E proprio su questo nel Seicento interverrà lo studio della filosofia ermetica a separare la ricerca della Verità dall'illusione della scienza.
La propaganda delle famiglie committenti si basa proprio sulla docilità rappresentata attraverso un'illusoria veste di armonia con cui vengono rappresentati i soggetti in questione. La seducenza della foresta incantata formatasi su leggi proprie scompare nella scena rassicurante in cui la dama della famiglia committente con la sua grazia ammansisce l'animale che è altro rispetto all'uomo, investendolo degli attributi più nobili. Sono opere che interferiscono ma nello sguardo laconico delle donne ritratte, si avverte quella sorta di separazione tra l'illusione e la realtà, dove per illusione s'intende la caparbia tracotanza di riuscire ad assoggettare al proprio volere il dominio della Natura.