Il bosco quale luogo della rivelazione
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Il bosco quale luogo della rivelazione

Il bosco quale luogo della rivelazione

Impronte di Poesia
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Ognuno nella vita occupa diversi ruoli pur non recitando. Ci si comporta in svariati modi a seconda degli impulsi che ci trasmette chi ci troviamo dinanzi, o delle situazioni.

Il bosco quale luogo della rivelazione
Il bosco quale luogo della rivelazione

 

L'immutabilità è nel nostro centro e si rivela in quel luogo d'incontro o comune denominatore riconoscibile attraverso la variabilità, e che ci fa dire che la verità si lascia sempre comparire. Ciò che siamo è diverso da ciò che sembriamo o vogliamo apparire. Al di là di tutto c'è la nostra genuinità che traspare dalle varie maschere che inconsapevolmente o consciamente indossiamo.

Il Pensiero pirandelliano proprio su queste riflessioni si concentra e sul gioco delle rivelazioni invece più sottile si snoda tutta la cultura centronord europea che, parallelamente a Pirandello risolleva reinterpretata in chiave moderna, la magia improvvisa del Sacro Graal, attraverso l'esperienza epifanica. In Joyce questa la ritroviamo ben descritta e resa in un contesto ironico in cui è il disadattamento dell'artista sul piano della normalità anonima borghese.

Lo smarrimento porta a ritrovare la propria spiritualità mettendola a nudo. È questo il significato del bosco che spesso s'incontra nella letteratura nordica. Il bosco e’ necessario e in quanto tale , non illusorio. Esso sta alla rivelazione dell'essenza quanto la comprensione sta all'uomo stesso. Il bosco ha come termine l'aurora della nuova era.

Anche in Dante la selva oscura è necessaria per giungere alla comprensione in chiave razionale, attraverso gli incontri scanditi nelle cantiche. Gli alberi nella Commedia sono i personaggi che egli incontra nel suo viaggio allegorico. La guida è il suo raziocinio. Dante ancora non sa, perché medievale e per giunta italiano, che ogni personaggio che incontra è un aspetto di se stesso e pertanto si pone su un piano di critica morale.

Altro è il bosco che già prima del Medioevo caratterizzava i poeti e cantori nordici. Ogni albero è un personaggio e se la sua maestosità spaventa chi non è con esso in una sorta di rapporto empatico, situazione ben descritta dagli storici come Varrone e Strabone e dallo stesso Giulio Cesare quest'ultimo a proposito dell'invasione gallica, i primi due in rapporto all'invasione del territorio germanico, il bosco è l'amico universo del mondo europeo nordico. Se per Dante il bosco è d'introduzione al viaggio nella morte necessario per accedere ai tre regno, per i Nordici il bosco non è un luogo immaginario, bensì della Verità, in cui incontrare se stessi.

Il bosco intimorisce ancor più chi proviene da una cultura razionale invece di chi coltiva il carattere magico imponente della natura che lì si respira ed è soverchiante i limiti della ragione. I Nordeuropei che hanno mantenuto e conservato al loro interno l'approccio magico col reale e con la Natura quale porta per accedere alla comprensione profonda delle cose, vedono il bosco in se stessi quale amico e guida. Ritornando al discorso iniziale, è nel bosco che accade ogni rivelazione che basti a se stessa, senza bisogno alcuno di incontri con i propri simili.

Il bosco e’ altro rispetto al giardino o Eden o giardino all'italiana dove l’uomo regola il tutto e impone il proprio ordine sulla Natura, come viene fuori ad esempio dai giardini rinascimentali. La Natura è a sé e indomita. È barbara. E dalla sua presenza enigmatica quanto maestosa trae ispirazione il linguaggio magico runico degli uccelli, altro rispetto a quello adamitico mediorientale.

L’uso funzionale della Natura lo incontriamo per la prima volta nel mito di Adamo ed Eva. Qui la Natura insegna l'errore e porta l'uomo ad allontanarsi dal proprio Creatore che è il suo Se'. Nella cultura nordica la Natura non insegna, ma è e in quanto tale è perfetta. Motivo per cui attraverso la visione del Graal avviene al suo cospetto, introducendo l'uomo alla conoscenza della sua verità interiore.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.