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Hamas e le ragioni dietro l'attacco al rave party israeliano
Con la conclusione ufficializzata della guerra fredda tra America e Russia, il mondo ha creduto di entrare in una nuova era di pace.
Ci abbiamo creduto tutti al punto che abbiamo perso di vista quanto andava organizzandosi al di là dei confini europei e oltre le sponde opposte del mare Mediterraneo. Gli interessi americani rivolti al Medio Oriente hanno dato ragione ai regimi islamici di consolidarsi, assumendo posizioni di attacco più che di difesa verso i governi democratici occidentali. Nonostante la guerra tra Israele e Palestina si consumi da decenni, sembra esistere solo dal terribile 7 ottobre di due anni fa, da quando cioè Hamas ha trucidato barbaramente e fatto prigionieri migliaia di giovani israeliani impegnati a divertirsi durante un raduno rave. La crudeltà del fatto sembra aver adombrato la scelta e le modalità con cui Hamas ha mosso l'attacco. Da una prima lettura sembra che Hamas abbia operato la sua esecuzione per colpire quanti più avversari in un giorno di festa e svago. In realtà le cose non stanno proprio così. Quel rave non è stato il pretesto per uccidere quanti più israeliani, ma la ragione dell'eccidio.
I rave sono all'ordine del giorno l'espressione della libertà scellerata dell'attuale decadenza spirituale dell'Occidente. Israele dobbiamo concepirlo così, come una costola di cultura occidentale in un contesto arabo e a prevalenza musulmana. Il rave party per i radicalismi islamici è quanto di più scabroso una società possa autorizzare ed esprimere. È il piacere dilagante che non pone al centro la fede verso il dio unico Allah.
I giovani che si divertono in un rave party sono i privilegiati del modello sociale occidentale. È quanto è stato trasferito al mondo a proposito delle feste rave maturate in Italia, stato europeo, durante le restrizioni da COVID.
Gli Italiani popolo dalla memoria corta hanno dimenticato l'impatto che il rave ha avuto nella società di tre quattro anni fa piagata dalla pandemia da COVID e dalle gravi misure adottate al fine di piegare la popolazione alla campagna vaccinale. Se il COVID in un dato immaginario collettivo risulta essere espressione punitiva di Dio, le feste concesse a chi ha mostrato obbedienza alle restrizioni e al santo siero non sono da meno, anzi si rivelano espressione di isole felici, di puro divertimento in una realtà tragica e di morte, quella della pandemia. L'attacco di Hamas di sorpresa sui giovani impegnati a divertirsi esprime al meglio la psicologia di un popolo che condanna la volontà umana non sottomessa a quella di Dio. Uomini e donne impegnati in una festa senza regole religiose che stabiliscano i confini tra lecito e non consentito rappresentano l'inferno per un popolo, quello di Hamas , arabo prima che musulmano, che agisce in modo repressivo verso l'uomo e soprattutto verso la donna.
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.