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La maschera e la morte. L'autunno e le feste equinoziali
La sera del 31 ottobre è pregna di significativa solennità. Le date restano, nonostante le feste si modifichino con le mode e le epoche. A mio avviso un errore perché si corre il rischio via via di perdere i numerosi riferimenti alla Tradizione. La sera del 31 ottobre l'autunno sospira e si ritira al caldo delle case.
L'anno è prossimo a completare il suo giro e intorno e all'interno di ogni casa si avverte un abbraccio lieve e gentile come un anello di fumo che non è nebbia, ma la cintura di protezione delle anime dalla polvere d'argento che tornano a farci visita. Gli animali da cortile di notte parleranno un linguaggio che non è loro, indossando la saggezza di chi è dipartito ma torna almeno una volta all'anno a trovarci.
Trovare è raggiungere e le feste antiche avevano come riferimento non periferico il fatto di veder ricomposta l'unità perduta. Erano feste di riassunzione e di sintesi di un mondo che sentivano si facesse sempre più ampio e dispersivo. Si partiva anche allora e si è sempre partiti e per andare a combattere, e per fuggire dalla miseria, e ancora per ricominciare altrove.
La notte del 31 ottobre è strana perché indossa il silenzio della cenere, al tempo stesso si cerca attraverso il divertimento sfrenato di irridere la morte. Oggi in questa data si sfodera il peggior gusto gotico con maschere mostruose con cui forse lenire la paura della morte. Non è motteggiare i morti, semplicemente ironizzare dietro le solite americanate che tendono a oltraggiare il sacro, sula propria vulnerabilità e lo si fa in una grigia sera di ottobre, quando il tempo di per sé appare triste e la luce del Natale è ancora lontana dall'avverarsi.
Il 31 è data di inizio e di perdita. Di un legame che ci impegniamo a conservare in vita. È un balzo in avanti che ci lega al passo di ieri. È il numero della vita che si sforza di proseguire indipendentemente da noi perché i ricordi in fondo sono anime e un po' tutti ne abbiamo.
È delle feste del tempo equinoziale cercare il congiungimento di sfere inincontrabili. Quel contatto che ci faccia andare oltre l'esistenza ballerina di ogni giorno che ci fa perdere l'equilibrio tra i nostri margini. Ottobre come febbraio. La maschera è inno alla verità che nel caso del 31 ottobre ci riporta alla morte quale varco nell'illusione. Una via senza ritorno che almeno il 31 in chi è dipartito può conoscere il percorso all'indietro. Nel caso del Carnevale la danza delle maschere è il preambolo della sconfitta della morte che dopo un tempo di tregua, quello quaresimale che si conclude con il triduo pasquale, ci apre a nuovi scenari.
Per i Romani ottobre era il mese della sregolatezza a seguito dell'abbondanza dei doni della terra. Siamo Cenere e Cenere ritorneremo. Nel mesto sorriso del cielo autunnale sembra farsi varco l'antico detto di godere della vita finché si è in vita, forse evitando di prendersi troppo sul serio, quasi la serietà fosse il volto più nobile della morte.
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.