Omicidi raccapriccianti balzati agli onori della cronaca e sentenze emesse con i piedi, senza offesa per le estremità inferiori del corpo umano. Una disparità che lascia l'amaro in bocca. A Turetta l'ergastolo e alla "mammina amorevole" i domiciliari.
Come se un neonato, in questo ultimo caso sono ben due i neonati interrati dalla stessa madre, avesse lo stesso valore di Cicciobello. Fa rabbrividire o forse il discorso di doppiopesismo a favore di chi si stabilisce in Italia e proviene da civiltà "inferiori", come già sostenuto da più parti, porterebbe gli Italiani ad agire con leggerezza convinti di farla allo stesso modo degli altri, franca?
Si sta discutendo di aborto in Parlamento e sempre la coalizione che si professa democratica e antifascista vorrebbe adeguare l'aborto alle normali scelte di una donna. Come se il feto fosse di proprietà della donna e non semmai della coppia, e ancora più non lo fosse della Vita riflesso della volontà di un Principio. Ci sarebbe da storcere davvero il muso a riguardo e a maggior ragione verso una società che più si evolve, più diventa cavernicola per i principi che vorrebbe portare avanti. L'aborto forse è l'argomento che rende evidente la scioltezza da ogni significato di quella responsabilità civile e morale a cui tutti noi esseri umani dovremmo essere chiamati. Un tema indigeribile che ci pone dinanzi all'evidenza del valore di proprietà reso talmente fluido, da rapportarlo non più alle cose materiali ma alle creature e umane per giunta. Non esiste più il senso della famiglia, non c'è più il senso di appartenenza in una società che smantella questo principio, smantella quell'altro e appare essa stessa priva di senso. Le istituzioni navigano esse stesse nella fluidità della legge di mercato che guida e conduce la marea di consensi.
Siamo niente ma in quel niente respira il tutto. Siamo tutto ma in ciascuno di noi non respira niente. Siamo gusci vuoti che cantano a un rispetto di parvenza, dimostrando di fatto l'appartenenza a una società di facciata e di un perbenismo rivoltante.
Persino la Spiritualità argomento che oggi masticano tutti è diventato un oggetto fondamentale per chi politicheggia e sposta la marea dei consensi. Dov'è più la responsabilità della Chiesa oggi, ammesso che ve ne sia stata una in passato? Si maneggiano gli argomenti la domenica nei salotti parrocchiali lontano dal senso della vita quotidiano. Cosa significa essere servitori della Chiesa, oggi? E uomini di Dio che significa?? È la società dei Don Abbondio e di chi indossa l'abito talare ma non vuole mettersi di mezzo. Era una mamma di parrocchia la ragazza che ha soppresso i propri neonati, interrandoli nel giardino di casa. Una donna coscienziosa a detta di tutti, catechista esemplare e babysitter che ci sapeva fare con i bambini. Ma io continuo a chiedermi se in Chiesa qualcuno non sapesse. Ha fatto tutto da sola. Ancor più tragico in un ambiente quello parrocchiale, in cui si respirerebbe un'atmosfera di comunità. Si sarà pure confessata da brava praticante qual era una volta tanto ed io trovo difficile credere che il prete non sappia. Può darsi e forse no, sapeva. E allora, se così fosse, bisognerebbe insegnare ai preti a parlare, perché un conto è nascondere i tradimenti passionali all'interno di una coppia o il nome di chi in casa ha messo le mani nella marmellata. Altro è rifiutarsi di aprire il cuore agli inquirenti quando c'è di mezzo un morto e ancor più due anime innocenti che non chiedevano altro che nascere e di essere allevate com'è giusto che sia, con tanto amore.