Il Nichilismo del Novecento e il vuoto odierno
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Il Nichilismo del Novecento e il vuoto odierno

l'Opinione
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Il Nichilismo del Novecento e il vuoto odierno
Il Nichilismo del Novecento e il vuoto odierno

 

La musica è il colore del fluire del tempo. Ciò che è colore è anche velo. Ricopre di strati emozionali quanto è sottaciuto nel profondo. È protensione in verticale che tocca mirabolanti abissi e spinge in superficie, non rendendo distinguibile quanto è orizzonte dalla cortina di nubi.

La musica racchiude la potenza dell'ineffabile. È sfuggenza matematica che s'inchina al superfluo riconosciuto nella materia. È con questo pensiero, mia semplice osservazione, che entriamo nel perché della decadenza della musica al giorno d'oggi, decadenza da estendere a tutte le espressioni artistiche.

Se con gli accordi matematici entriamo nel labirinto della coscienza materica e ci approcciamo agli intricati misteri dell'Essere, il Virtuale allarga il divario tra spirito onnisciente che si esprime anche attraverso le formule di una matematica che ci richiama dal di dentro, e quanto è fisicità, invitandoci a entrare nell'elaborata illusione del reale.

Virtuale è quanto non c'è e non potrà mai esistere. È di sprone oltre la soglia del nichilismo che surclassa ogni chiave interpretativa ontologica. È quanto si astiene dal partecipare alla sostanza dell'Uno che sia Essere o Principio. È il balzo in un finto e fallimentare nonsenso.

Se l'uomo di fine Novecento cercava di risolvere le problematiche del vuoto attraverso la perlustrazione esperienziale degli stati emozionali, impegnandosi a superare il suo dolore passandovi nel mezzo, l'uomo di oggi si aliena da ogni riferimento alla sua ontologia che consta di una dimensione di esperienza anche fisica e concreta.

La musica rock del trentennio mitico dal Settanta al Novanta esprime il passaggio non sempre positivo e spesso delirante attraverso il colore esistenziale con l'uso di sostanze stupefacenti. Le porte della percezione di Aldous Huxley sarà d'ispirazione alla rivoluzione sessantottina americana e porterà l'uomo e gli artisti ad alienarsi da sé stessi, passando anche attraverso il proprio corpo.

Non esiste sostanza stupefacente che non richieda l'assunzione tramite le vie sensoriali del corpo. Con questo non intendo dire che chi assume sostanze viaggi con disinvoltura negli universi dell'Arte. Ci sono tossicodipendenti o alcolisti incapaci di esprimersi nell'ambito di un linguaggio estetico ed artistico persuasivo e convincente.

Anche da drogati prima di tutto occorre essere e non mostrarsi, per tirare fuori ed esprimere Arte.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001