La musica è il colore del fluire del tempo. Ciò che è colore è anche velo. Ricopre di strati emozionali quanto è sottaciuto nel profondo. È protensione in verticale che tocca mirabolanti abissi e spinge in superficie, non rendendo distinguibile quanto è orizzonte dalla cortina di nubi.
La musica racchiude la potenza dell'ineffabile. È sfuggenza matematica che s'inchina al superfluo riconosciuto nella materia. È con questo pensiero, mia semplice osservazione, che entriamo nel perché della decadenza della musica al giorno d'oggi, decadenza da estendere a tutte le espressioni artistiche.
Se con gli accordi matematici entriamo nel labirinto della coscienza materica e ci approcciamo agli intricati misteri dell'Essere, il Virtuale allarga il divario tra spirito onnisciente che si esprime anche attraverso le formule di una matematica che ci richiama dal di dentro, e quanto è fisicità, invitandoci a entrare nell'elaborata illusione del reale.
Virtuale è quanto non c'è e non potrà mai esistere. È di sprone oltre la soglia del nichilismo che surclassa ogni chiave interpretativa ontologica. È quanto si astiene dal partecipare alla sostanza dell'Uno che sia Essere o Principio. È il balzo in un finto e fallimentare nonsenso.
Se l'uomo di fine Novecento cercava di risolvere le problematiche del vuoto attraverso la perlustrazione esperienziale degli stati emozionali, impegnandosi a superare il suo dolore passandovi nel mezzo, l'uomo di oggi si aliena da ogni riferimento alla sua ontologia che consta di una dimensione di esperienza anche fisica e concreta.
La musica rock del trentennio mitico dal Settanta al Novanta esprime il passaggio non sempre positivo e spesso delirante attraverso il colore esistenziale con l'uso di sostanze stupefacenti. Le porte della percezione di Aldous Huxley sarà d'ispirazione alla rivoluzione sessantottina americana e porterà l'uomo e gli artisti ad alienarsi da sé stessi, passando anche attraverso il proprio corpo.
Non esiste sostanza stupefacente che non richieda l'assunzione tramite le vie sensoriali del corpo. Con questo non intendo dire che chi assume sostanze viaggi con disinvoltura negli universi dell'Arte. Ci sono tossicodipendenti o alcolisti incapaci di esprimersi nell'ambito di un linguaggio estetico ed artistico persuasivo e convincente.
Anche da drogati prima di tutto occorre essere e non mostrarsi, per tirare fuori ed esprimere Arte.