Non so dove vadano i perdenti, gli sconfitti dalla vita. I morti di alcool o di overdose. Sento che restano intorno a noi. Sono le lucciole che illuminano il bosco delle nostre vite, perché non ci sentiamo soli noi che camminiamo sui sentieri vergini e non ancora battuti dell'era digitale.
Come sarebbe stato il Duemila, faceva paura anche solo pensarci. Mancava poco, eppure dava le vertigini, come un miraggio impossibile da penetrare e da vivere. La responsabilità di valicare l'anno del Giubileo molti non hanno avuto la forza di accettare. Avrebbe significato rinunciare a una libertà non tutti convinti di meritare. Aspetta e aspetta... Nulla cambia e nulla mai sarebbe cambiato anche dopo l'ultima stazione del Novecento. In quanti sono e sarebbero rimasti delusi... Un mondo che cammina, quanta verità tradita! Purtroppo chi se n'è voluto andare prima, non ha conosciuto il disagio di quanti hanno compreso e sapevano da tempo il brutto inganno a cui ci stavano preparando. O forse ci sono rimasti accanto con quella forza d'animo che il corpo non era in grado di reggere o sopportare.
Il Novecento è stato il secolo del vero e radicale cambiamento. Quella dopo la mia, la generazione di chiusura. La mia epoca è stata di avvertimento e di una consapevolezza là in avanti rimasta inesplorata.
Cosa penserebbe Dante di quelli che negli anni Novanta non ce l'hanno fatta? Dove li collocherebbe? Molti di loro avevano anime candide e color indaco. Nell'inferno? Come se quello vissuto non potesse mai bastare. Nel Purgatorio? A espiare le loro fragilità.
Credo siano precipitati in un regno tutto loro. Di una beatitudine allora inafferrabile come ci ha comunicato Cobain attraverso il suo impegno nella musica e il nome della sua band non a caso Nirvana. Ciascuno nel proprio mondo non più d'evasione ma composto da quegli accordi che le loro dita su chitarra o basso o tastiera cercavano di tracciare. Suoni non più vuoti, prodotti dal linguaggio tecnico delle dita. Un mondo come ciascuno di loro avrebbe desiderato. Obbediente a leggi e recinti senza peso in cui fosse solo l'anima a muoversi e a cogliere liberamente, ma con la responsabilità propria di avanzare invisibile e con grazia oltre gli ostacoli del mondo.
Un accordo melodico, una congiuntura di arcobaleni in un quadro ci rievoca quanto loro hanno smarrito e quanto a noi è stato riservato dall'Alto, al fine di gustare e sbilanciarci su un altro cammino. Pagine e spartiti. Tavolozze e blocchi di pietra. L'ecologia verde e il riciclo di pezzi sgangherati in cui inciampiamo sulla spiaggia. Siamo tutti e comunque relitti abbandonati alla deriva da qualcuno. Fossili rimasti aperti e oggi incompresi che a qualcun altro un domani spetterà ricomporre e provare a raccontare.