L'essere al tempo dell'ubbidienza
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L'essere al tempo dell'ubbidienza

l'Opinione
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L'essere al tempo dell'ubbidienza
L'essere al tempo dell'ubbidienza

 

Non definiamo moda gli abiti neri con simboli che porgono tutto, fuorché messaggi di energia positiva. Le mode sono altro. Rivelano la personale identità di chi indossa i capi unita a un'operazione critica e a un'azione creativa.

Siamo soliti oggi rapportarci a un cattivo gusto del macabro che a differenza della moda anni Ottanta dark gotica non invita ad approcciarsi all'interiorità di chi abbiamo di fronte, né si richiama al carattere retrò dell'immagine. Il macabro occulto che è in uso oggi tra i giovani non ha nulla di creativo e quindi non cerca di instaurare alcun rapporto di relazione con gli altri, ed è distruttivo perché reclama la solitudine.

Siamo animali sociali prima che politici. Siamo dunque esseri che cercano vie di coesistenza affettive nei propri simili e di lasciare tracce corali e sonore in chi popolerà il mondo dopo di noi. La creatività è costruzione. Una forma di finalismo che vede nelle azioni il proseguimento di noi.

Non esiste pietra nel creativo che non diventi altro. Non esiste pietra che non venga convertita in quanto di più lontano esista dal materiale inerte. La creatività, anche quella più sobria, aggiunge anziché togliere, portando l'anima dell'osservatore a eliminare da lui e dal mondo quanto è superfluo per l'essere.

La creatività è altro dalla moda imposta che si arrischia lungo il percorso della spersonalizzazione. La creatività porta alla luce costantemente e ripetutamente l'anima dell'artista. È una serie di parti a cui segue di continuo una rinascita.

Succede oggi che non siamo noi a scegliere i modelli da seguire, ma il contrario. Siamo tutti vittime di un processo sociale che ci vorrebbe pedine in ombra al servizio di chi neanche conosciamo.

È fuori luogo parlare di Moda oggi, perché la Moda la fanno i creativi e oggi la società ci mostra un appiattimento generale. Siamo andati ben oltre il Consumismo che si regge sui pilastri della scelta. Oggi come oggi c'è solo una cieca ubbidienza e l'utilizzo dei simboli stregoneschi invita alla sottomissione. Qui trova un senso il plauso di determinate correnti politico ideologiche rivolte verso l'Islam.

Abbiamo iniziato a sbagliare allorquando alla voce del verbo obbedire abbiamo sostituito quella di ubbidire. L'obbedienza è stata relegata al Sacro, un domani vicino forse neanche più a questo, perché pure la Chiesa si sta macchiando del grave reato di portare la persona a guardare altrove, nell'indefinito anziché all'interno, trovando riferimento e appiglio nelle ombre.

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Author: Redazione

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