La posizione tra Israele e Palestina a mio avviso resta inconciliabile. Il conflitto esploso in questi giorni sta portando a galla non solo quelli che sono gli atteggiamenti contrapposti che già si conoscevano tra mondo Occidentale e le altre realtà musulmane e non solo, ma sta rivelando profonde lacerazioni negli schieramenti politici a favore dell'uno o dell'altro popolo.
Questo perché il popolo ebraico si presta a diverse e contrastanti interpretazioni, a seguito anche delle diverse sensibilità di coloro che si approcciano all'analisi.
Non si può giudicare aspramente Israele, se non si è allineati al suo concetto di casa e patria. Ci sono territori, stati e nazioni che si sono costituiti a seguito di guerre che hanno conosciuto perdenti e vincitori. Così come ci sono confini decisi dalla stessa natura e rispettati dall'uomo. Altresì ci sono popoli che partiti nomadi si sono poi insediati in territori non propri. Ed è l'errore commesso a suo tempo dai Palestinesi che hanno occupato i territori degli Ebrei approfittando della loro assenza. La questione si sarebbe risolta se l'attaccamento allo stesso territorio da parte degli Ebrei, non poggiasse di ragioni bibliche e divine.
Se la casa è la cosa che contiene individualità e appartenenza, questo per i popoli comunemente noti, nel caso degli Ebrei la casa è il piccolo riquadro inserito nel suolo consegnato loro da Dio. Gesù nacque in una casa e questo crea un legame col concetto di casa e la Betel (casa di Dio) poi convertita in Betlem (casa del pane, in cui pane sta per il corpo di Gesù Figlio di Dio).
A seguito della guerra dei sei giorni, riportata la vittoria dagli Israeliani sui Palestinesi, questi ultimi furono confinati nella striscia di Gaza. Questa rappresenta una scelta per molti versi disumana ma che si può comprendere solo alla luce del Credo ebraico e del consolidamento nel nome dell'unica radice di suddetto popolo. Questo è il popolo eletto da Dio, rimasto compatto e senza importanti contaminazioni, a differenza degli altri che, votati al nomadismo, hanno sempre vissuto a stretto contatto di influenze e mescolamenti.
Se si analizza la questione sotto il profilo storico, può anche esserci la simpatia per i Palestinesi costretti a vivere in condizioni miserrime. Ma non sarebbe questa l'angolazione giusta. L'analisi da una prospettiva storico sociale determina di fatto un grosso scoglio a sfavore degli Ebrei e spiega come mai le Sinistre, le stesse che appoggiano i flussi migratori e la società fluida, siano dalla parte dei Palestinesi. Incomprensibile in apparenza risulta invece il parteggiamento a favore dei Palestinesi in determinate aree di Destra. Mettendo da parte l'antisemitismo, la spiegazione la si trova nell'alleanza Israele America, dalla vera Destra osteggiata a seguito anche della Liberazione dal Fascismo.
Il conflitto israelo palestinese rischia di diventare un caso unico nella storia di tutti i tempi, perché determinatosi in un contesto epocale assolutamente lacerato su più fronti e da più prospettive. Sta lasciando emergere un quadro di una grande inaffidabilità di Pensiero dovuta a un profondo scollamento tra gli ideali che si inseguono e vengono blaterati, e la dura realtà. La propaganda di un mondo solidale che ha fatto dell'accoglienza la sua bandiera, sta di fatto lasciando emergere un volto determinato da svariati profili che mal s'incastrano tra loro. Non sappiamo a quale soluzione porterà lo scontro tra i due popoli, ebreo e palestinese. Si prevede uno scenario amaro con migliaia di morti. Certo è che il mondo tutto ne uscirà stravolto, con lo smantellamento delle nuove teorie arbitrarie e l'accettazione di un mondo solido, sorto sulla svaporazione delle teorie fluide. Un nuovo mondo si spera dalle diverse visioni, che sappia tenere testa alle tradizionali concezioni di confini e culture, sorrette però da valori sinceri di tolleranza e rispetto reciproci.