Stamattina ci ha lasciati Silvio Berlusconi. Una notizia questa, che addolora nel profondo e che significa tante cose. Prima fra tutte che è crollato il mondo vecchio e che non è detto che quello nuovo sia migliore.
Berlusconi, imprenditore di successo che ha conferito dignità a quello che rimaneva dell'Italia capace e laboriosa, non ce l'ha fatta. A ucciderlo, non tanto il complesso quadro clinico, quanto tutto il fango alimentato attorno alle vicende giudiziarie da chi non ha perso l'occasione per condurre la sua ascesa sulle avventate scelte private di Berlusconi. Checché se ne dica, il "dispotismo" alla Berlusca è stato l'ultimo esempio di una politica di scambio in grado però di dare precisi orientamenti al di là delle discutibili scelte del singolo. Di una politica che sapeva ancora mettere la faccia e che tra sbagli e acclamazioni si rendeva vicina alle esigenze del popolo. Un uomo che, nonostante tutto, ha saputo assumersi le sue dirette responsabilità senza demandare a chi, neanche cittadino italiano, si permette di dare ordini e di abusare dell'inerzia del popolo italiano.
Non era solo un imprenditore, Berlusconi. Era un politologo e anche apprezzabile, che aveva ben capito il subdolo ruolo dell'America di Biden nella scacchiera dei Paesi occidentali e dell'Euro. A tal punto onesto, da prendere le distanze all'ultimo dal cerchio mediatico pro Zelensky e da riabilitare il buon nome di Putin. Forse perché non aveva più niente da perdere. Un uomo malato ma che ha scelto in ultima analisi di riscattare la propria figura di stratega politico al servizio dell'Italia, lasciando il ricordo di un uomo che, al di là delle pressioni subite, aveva ben chiaro dentro di sé la differenza tra bianco e nero.
Passerà alla Storia, ne siamo certi. E non per le burlonerie a cui ha fatto riferimento la Sinistra e una certa corrente capitanata dal pregiudizievole Travaglio che ne vorrebbe infangata la memoria, affinché il Berlusconismo non ritorni più. Il nano era stato fatto fuori, ma in tanti già rimpiangono la sua assenza che ha reso l'Italia un veliero senza nocchiero, in balia di un mare che conta i suoi morti e che piange quell'Italianità che senza più Berlusconi, è destinata a perire per sempre.