La stella Polare è il perno intorno a cui gira nell'arco di tutto l'anno la costellazione dell'Orsa Maggiore o Grande Carro, ispirando le culture dell'emisfero boreale.
La ricostruzione dell'intero percorso rivela il simbolo dello Swastika presente nelle culture dell'emisfero settentrionale collocate a diversa latitudine e longitudine, quasi fosse l'elemento di comunione tra loro. Pochi comprenderanno il valore astrale di questo disegno in rapporto ai corsi storici che hanno deviato e orientato il cammino dei vari popoli europei, nonché il cammino di quei popoli che hanno fatto la storia della nostra Penisola.
Il video in copertina induce a profonde riflessioni sulla data che commemora la fine del Regno delle Due Sicilie avvenuta in quel lontano 1861 e legata a pagine di storia tra le più drammatiche che si ricordino. Di sicuro non saranno i fanatici meridionalisti soliti accusare il Nord di aver dilapidato il Sud a cogliere lo spessore del video. Saranno pure giuste, anche se in parte, le motivazioni addotte a questo che appare un pericoloso fenomeno razzista al contrario. Di certo, e lo ribadisco anche in questo articolo, non si campa sparando fango sugli altri o facendo giustificazionismo salottiero, né tanto meno dietrologia allo scopo di lasciare le cose nel loro atavico immobilismo. Sulla fine dello Stato Meridionale delle Due Sicilie mi duole leggere commenti di chi si ritiene meridionalista ma evidentemente con la benda sugli occhi, perché una cosa è certa, qui al Sud preferiamo scaricare la colpa sugli altri anziché diventare artefici del nostro Destino. Un'operazione questa che comporterebbe impegno e sacrifici.
L'Illuminismo e il Romanicismo qui non hanno mai attecchito e si è passati direttamente al Verismo e al Neorealismo ai quali affidare una diacronica visione del presente mai sgravato dai limiti di un Feudalesimo mai totalmente archiviato e tuttora dannoso. Senza autocritica si diventa parassiti autolesionisti, pedissequamente sostenitori di una politica che fa del saccheggio del territorio e del vassallaggio la propria bandiera. Siamo gli ultimi perché vogliamo esserlo in un'epoca che reclama la conservazione delle radici, di quelle radici che non glorifichiamo di certo con l'atarassia.