La vita è un viaggio verso l'essenza. Essenzialità e semplicità rconducono alla condizione di umiltà oggi considerata obsoleta.
Ciò che è sacro vive l'umiltà che esprime un profondo e simpatico legame con l'elementarità, con i primordi, ossia con quella condizione di selvatichezza propria delle origini legate ai componenti della Natura. La prima casa dell'uomo era l'habitat degli elementi alla base del sistema Natura. Fuoco, acqua, terra e aria determinavano l'habitat di tutte le forme di vita, coesistevano all'interno di ogni forma di vita, e nell'interiorità umana. L'elementarità ha tracciato i fili del linguaggio e steso i primi esempi di canovaccio verbale attingendo dai suoni della Natura. La Natura con i suoi elementi ha delineato e ha accompagnato lo sviluppo dell'uomo che l'ha riconosciuta riportandola al proprio interno, e infine trasponendola nei rapporti interrelazionali.
A mano a mano che l'evoluzione distraeva l'uomo dalla sua connaturata semplicità, i dialoghi, i discorsi e il viaggio esperienziale descritto attraverso l'arte si faceva tortuoso e astratto. Prosastico. L'uomo smarrendo se stesso, ha smarrito il proprio habitat, divenendo un ospite in terra straniera. Di conseguenza, anche il rapporto col Sacro si è reso bislacco, sulla via di una creatività acquisita e connotata di transitorietà, nonché di complessità che lo hanno deragliato dai binari di partenza.
I testi sacri a cui ci rapportiamo nascono in un tempo anteriore alla concettualizzazione del tempo stesso e precorrono la cultura del tempo che ha alienato l'uomo dalla sua elementarità. Essi così si pongono antentempo, dislocati su un piano superiore rispetto alla civiltà storica, nonché all'acquisizione di una coscienza culturale che nell'uomo si definisce con la stanzialità e l'agricoltura.
Ogni testo sacro o comunque che tragga ispirazione o si uniformi a tale definizione, aleggia sul tempo, vi si astrae divenendo di un'attualità sconvolgente. Se togliamo il superfluo relativo alle epoche e ai costumi, a ciò che definiamo civiltà, resta l'uomo ripulito di tutto e nobile nella sua essenzialità. Le espressioni ricorrenti nelle scritture bibliche e non solo come Al principio, In quel tempo... ci sradicano dalla contemporaneità per ricondurci a quella condizione di assoluta pienezza, a quando l'uomo era in Dio.
I Racconti sufi di Rumi rispondono perfettamente a quanto detto. La storicizzazione è fittizia e tale espediente crea l'illusione che quanto riportato si svolga nel Presente, in quel presente in cui sempre dimorano i saggi. Il termine Sufismo deriva dalla stessa radice del greco Luce=phos, e sophos=saggio e ci ricollega a una condizione archetipica in cui l'uomo era luce, dimorando in Dio. I racconti sono brevi e come le parabole evangeliche sono sprovviste di eccessi. E' il messaggio che conta e nella sua essenzialità può germogliare nelle coscienze e farsi, venato di linguaggio simbolico, insegnamento.