La trasposizione sul piano immaginario dei sentimenti è connaturata all'uomo e nasce dalla necessità di modellare l'esterno per renderlo fruibile oltre che addomesticabile, partendo dal proprio centro.
L'uomo ricerca Dio nella proiezione all'esterno di se stesso. Con l'Assoluto si sforza di relazionarsi, a Lui affida le risposte che non è in grado di darsi. Che le deità siano a prescindere dalla formulazione psichica dell'uomo e dalla collocazione su un piano di superiorita'interna o esterna, trova conferma nella cultura radicata nel l'uomo, archetipica o cultura vergine, ossia indipendente dalle sovrastrutture assimilate successivamente nel tempo.
Le immagini di Dio sono un'estrinsecazione immediata ed estetica di quel groviglio di pulsioni e sentimenti a cui l'uomo ha cercato di dare ordine dentro di sé. I concetti elementari sorgono dalla necessità di scrostare la realtà interiore liberandola del superfluo, per giungere al concetto puro. Fare ordine ai preamboli della civiltà significava proprio questo: liberare la psiche di tutto quel materiale aggiunto per dare spazio a pulsioni e pensieri che si rivelassero nella loro scintillante elementarietà. E' straordinario che quanto più l'uomo si evolvesse nel percorso della civiltà, tanto più incalzasse la necessità di proiettare all'esterno pulsioni e sentimenti che lo rappresentassero nella sua nuda e sglossata primordialità. E' quanto noi rileviamo dall'analisi delle raffigurazioni rupestri e dalle prime rappresentazioni pittoriche di scene propiziatorie, così come nel recente Dadaismo
E' cosi che nasce la cultura del Mito.
Le trame tortuose e complicate tracciano la mappatura dello sviluppo psico culturale dell'uomo, mentre la personificazione oggettiva dei sentimenti fanno brillare di autenticità le pulsioni interiori che grazie al preliminare lavoro di ordine si permeano di universalità. Il linguaggio del Mito espime pertanto semplicità e raffinatezza che simbioticamnte porgono un efficace sistema di apprendimento a piu livelli, e diventa emblema di riferimento delle culture civilizzatesi sulla strada della razionalità, come quelle greca e latina.
Le Metamorfosi, chiamate anche L'asino d'oro dello scrittore mago Apuleio di provenienza africano e rappresentante di spicco della cultura latina del II sec. d.C., evidenziano la potenza propria del Mito di rendersi eloquente in virtù della capacità di andare oltre i connotati tangibili e di traslare sul piano letterario le linee guida di un percorso di consapevolezza che l'uomo ha intrapreso verso se stesso. Il cuore del romanzo dal precipuo carattere alchemico iniziatico è costituio non a caso dalla narrazione del mito di "Amore e Psiche" con cui Apuleio descrive il periglioso quanto necessario processo di purificazione dell'anima per ritrovare la sua essenza divina, acquisita a conclusione del viaggio come vera e propria conquista.
Il Mito è di per sé un'opera magica di riesumazione del proprio substrato che, adottando il linguaggio ermetico dei simboli, puo' trasfigurare l'uomo stesso e ricondurlo tra le braccia della primordiale saggezza.