Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. È quanto si nasconde sul piano vibrazionale in ciascuno di noi. Sul concetto di contenuto e forma la filosofia ha fornito risposte differenti.
La forma è in realtà l'impronta del campo vibrazionale che emerge e a cui diamo contorni di fisicità obbedienti alla funzione dell'immagine. L'uomo è fatto di arti, testa... tronco... tutto in lui partecipa a rendere compiuto nella realtà tangibile ogni intervento e azione.
A questo sono arrivati i nostri predecessori umanisti con la riproposizione di volti tondi che a loro detta esprimerebbero il concetto di grazia colta come armonia. Il volto è il sole del corpo umano più o meno leggibile e interpretabile. È fusione di sole e di luna in un tempo in cui la gagliardia umana era facilmente punita e colta come oltraggio al senso pacato della misura.
Nel Rinascimento l'Antropocentrismo si afferma anche come metodo e disciplina didattica. L'uomo riconosce il senso della misura espresso dal pentagono inscritto nella sfera che pone argini all'eccessivo agire umano L'impulsività va sottomessa o meglio ricondotta a lievi accenni grazie all'affinamento delle arti che richiedono un comune sentire, affinché il concetto di armonia reso dal senso di misura veicolato dall'uomo, venga sempre osservato.
Osservare è più che vedere e guardare. Assume un significato nuovo che è quello di individuare una linea di scambio comunicativo tra quanto è Natura e quanto proposto plasticamente dall'uomo. Nulla inventa l'uomo che non sia già in Natura. Il compito dell'umanità è quello di non condursi a una sterile emulazione di quanto lo circonda, ma in quanto attore e non solo spettatore, all'uomo il compito di rielaborare quanto percepisce o coglie intorno a lui, cercando profonde affinità. L'arte è la sintesi tra quanto oggettivamente presente e quanto è nell'intelligenza umana a sua volta somma di studi che affinano la percezione del reale e quindi della Natura a cui l'uomo deve adeguarsi, facendo leva sulle sue doti intrinseche. La Natura è lì e prescinde dall'uomo ma all'uomo la capacità di intendere e intrecciare con essa un dialogo.
I capolavori del Brunelleschi, del Palladio e a seguire del Bernini, per citare giusto alcuni esempi, non vanno che colti in questa prospettiva. Così come il pentagono nel cerchio che ritroviamo urbanisticamente rappresentato dal palazzo Farnese a Caprarola.
Il cerchio compare nel cuore del palazzo, rimandando all'idea di chiostro che si affaccia con la disposizione ad arcate della scala interna e che percorre il profilo esterno del palazzo. Il pentagono è di comunicazione tra il dentro e il fuori il cui riferimento alla sfera è dato dall'anima del Cosmo interpretabile attraverso la lettura della Natura. All'intelligenza umana il compito di cogliere la sfera non nella sua visibilità apparente, ma nei meccanismi intrinseci che regolano e animano dall'interno tutte le cose, riconducendoli a un significato alto di armonia. L'armonia è quindi convergenza tra l'umano avvertire e quanto di invisibile si compie intorno e agli occhi dell'uomo.