Essere presi totalmente da una persona si dice "Mi fa sangue" così come "ho nel sangue" indicando di essere posseduti da una forma di incantesimo. È questo il risvolto magnetico della fascinazione provocato da Venere "dea dell'amore" che come tante divinità ha il suo lato oscuro negli abissi.
La dea Venere nasce da una conchiglia ed è lei stessa prigioniera della sua seducente magnificenza rappresentata proprio dalle valve che così come si dischiudono, altresì la coprimono.
Vena deriva da Venere e la seducenza spesso sfocia in morbosità. I morbi più pericolosi vengono trasmessi col sangue e sempre attraverso il sangue Venere s'introduce nella seduzione vampiresca. La Venere nera che ritroviamo rappresentata nelle antiche statuine agli esordi del Paleolitico ci parlano proprio della sfuggenza della bellezza, dettata dal fatto di essere di per sé inspiegabile in quanto di natura divina.
Citavo in un precedente articolo il riso di qualità Venere, nero e dal sapore intenso, indicato per piatti raffinati. Il riso, a differenza del sorriso, è l'evidenziare ed esprimere quanto dai denti dovrebbe essere trattenuto. È gioia straripante che rivela anche la fragilità emotiva di chi non riesce a trattenersi anche perché non educato a tale scopo. È il disagio in cui incorre anche chi mangia sempre e costantemente solo riso, come accade ancora oggi in determinate regioni orientali in cui si verifica un incremento della perdita di autocontrollo della psiche per il consumo di solo riso.
Se oggi ridere non è più un'azione compromettente e disdicevole per una donna, un tempo lo era. Responsabile era la pessima corona dentale e gengivale che già da piccole le aristocratiche si ritrovavano per la carenza di igiene e per i cibi troppo zuccherini, a base di miele. Oggi al contrario ridere significa per le donne esibire una dentatura smagliante. Resta in ogni caso il fascino del sorriso ingannevole e ammaliatore che contraddistingue Venere.
L'ambiguità del sorriso evidenziato dagli occhi che di conseguenza tendono a socchiudersi è una caratteristica della pittura rinascimentale. Il sorriso prevede la padronanza di raffinate abilità tecniche che conferiscono luce a tutto il volto e ridescrivono le ombre. Per capire l'importanza che ha tutt'oggi la Gioconda di Leonardo, dobbiamo trasporci a quel tempo in cui prima ancora che facessero la loro comparsa il ventaglio e la mascherina, negli ambienti aristocratici il miglior biglietto da visita di una dama era il sorriso senza mostrare i denti. Nel sorriso si celava il mistero di Venere messo in risalto dallo strabismo che caratterizzava la dea e che durante il primo periodo del Divismo hollywoodiano viene ben reso attraverso il taglio lungo dell'eye liner e le ciglia finte tornate in uso al tempo d'oggi.
La Gioconda che tanto scalpore desta per la sua sfrontata enigmaticità ci pone di fronte ai difficili equilibri, straordinariamente resi da Leonardo, di luce ed ombra, di forte femminilità. Nonostante la dea Venere sia nuda, il suo fascino persiste perché intraducibile è il suo essere, in quanto divina. Gli antichi dei spesso venivano rappresentati nudi perché centrati nelle loro qualità comunque comprensibili, per quanto eccessive, in rapporto a quelle umane. La bellezza è la qualità inspiegabile. Si dice regni per diritto sovrano. Oggi è difficile trovarla perché tante sono le donne decentrate da se stesse che ambiscono a uno stereotipo perpetrato dalla chirurgia plastica che di fatto sforna nuovi idoli.
La Gioconda è la Venere colta nell'enigmaticità del suo volto. Compiaciuta della sua sfuggenza si guarda allo specchio per consegnare a noi tutti la presa di coscienza della vulnerabilità dell'intelletto umano di fronte all'inesprimibile. Questo tra contrasti morbidi di chiari e scuri ricrea l'immagine di perfezione prima di Leonardo abbozzata soltanto.