Il simbolo della croce ne ''Il Cenacolo'' di Leonardo
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Il simbolo della croce ne ''Il Cenacolo'' di Leonardo

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Il Cenacolo di Leonardo da Vinci
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci

 

L'ambiguità è il neutro. Altra cosa è l'androgino. Se il neutro è associato alla vanificazione dei caratteri maschile e femminile, al contrario l'androgino ne è la sintesi. Sulla base di questo concetto possiamo dedurre che il primo è il nulla, la vanificazione di ogni principio, il secondo invece è la completezza che rimanda al Tutto divino.

Siamo soliti rapportarci alla croce quasi questa fosse simbolo di sofferenza acuta. La conclusione della Passione di Gesù. La radice "cr" effettivamente conduce a una condizione di sofferenza che evidenzia il limite estremo oltre il quale l'uomo non può spingersi. Suddetta radice la ritroviamo non a caso in Sacro e in Acre, nel primo in riferimento ai riti sacrificali di immolazione della vittima rivolta al divino. Nel secondo in merito alla sofferenza del palato.

"È una croce" si usa dire nel gergo popolare, indicando una persona che versa in una condizione senza rimedio per suoi limiti. La croce si fa destino nel momento in cui designa una situazione senza soluzione. È uno stadio oltre il quale non ci si può spingere e che si conclude nell'insoddisfazione del disegno naturale. È quanto suggerisce la croce inscritta nel cerchio che rappresenta l'ordine supremo alla cui volontà obbedisce la Natura forgiata come specchio di esso, nonché il buon credente. Altro è lo Swastika che imprimendo il principio di azione, crea movimento e il movimento è già superamento di una condizione. Lo ritroviamo nella cultura germanica del Primo Novecento in rapporto alle possibilità che ha l'uomo di agire e determinare la storia fatta di cambiamenti.

Se lo Swastika guarda al futuro, la croce è il disegno del tempo presente. La diramazione dei bracci ha un limite che inchioda nel suo centro dove ha collocazione l'androgine che è integrità. È su questo principio e su questo punto che insiste la filosofia di Dante riconsiderando il passo del Nuovo Testamento in cui Gesù parla della cruna dell'ago come soglia ristretta attraverso cui pochi passeranno, concetto questo che ricorre anche in altri momenti del Vangelo.

La porta è per Dante la soglia che guarda verso la soluzione del mistero che è già in essere. È il punto da cui s'irradia la luce. È l'occhio magico che attrae nell'ambiguità dello sguardo che non fissa, per lasciare all'uomo la libera scelta. È quanto deriva dal mondo bizantino con cui il Medioevo era in forte relazione. La luce filtrata attraverso il raggio dell'occhio magico e sempre attraverso di esso invita e produce quanto sta oltre e si riflette nel mondo.

È su questa base che il Medioevo imposterà la tecnica pittorica della prospettiva che diventerà carattere dominante dello splendore rinascimentale. La prospettiva è determinata dalla forma resa attraverso l'uso sapiente del colore e ha come riferimento il centro, ossia l'occhio magico attraverso cui la luce plasma e si ritira riproducendo nella sua effusione il richiamo al Paradiso. È quanto ammiriamo ne "Il Cenacolo" di Leonardo in cui la luce che determina gli spazi oltre la scena della cena confligge con gli ostacoli che verranno e che trovano al centro la croce come meta finale del percorso terreno di Gesù che oltre questo passaggio verrà assorbito dalla luce. Se la luce nel mondo ultraterreno è effusione che permea ogni cosa, nel mondo empirico stabilisce le coordinate di vicino o lontano e definisce una prospettiva simbolica.

Ne "Il Cenacolo" questo discorso è sottolineato dal tavolo simile a un altare che suggerisce la parte bassa della croce determinata da l'incrocio tra il basamento e il ripiano orizzontale. La prospettiva segue lo sguardo dell'osservatore e si concentra sulle tre porte oltre le quali c'è un abbozzo di libertà con colori chiari che lascia trasparire la Natura forgiata dalla luce. L'interno è un cuore reso dal presente che si fa rivelazione per pochi. Pertanto la logica dell'opera che segue un andamento concentrico direzionato dall'esterno verso i soggetti frontali, in Gesù innanzitutto, e i tre apostoli a destra che sono nella comprensione. C'è chi ha compreso e chi dovrà guardare oltre se stesso e nel tempo per comprendere quanto Gesù proferisce e indica per il suo imminente futuro.

Le figure protese verso il centro stabiliscono la periferia rispetto alla comprensione della verità che si fa via via più chiara secondo l'orientamento dalle due ali del dipinto verso il centro. La lunghezza in orizzontale dell'opera suggerisce quanto detto e ribadisce il piano orizzontale della croce che sbilancia sulla verità storica della figura di Cristo. In Costui il centro tra i due piani. L'asse verticale è sospeso a voler suggerire secondo l'impronta umanistico rinascimentale che l'uomo è l'artefice del suo destino e che Gesù da uomo sceglierà la via del Cristo.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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